La decisione delle diocesi di Padova e di Venezia di aprire le chiese e i patronati per ospitare gli extracomunitari in fuga dalla base-tendopoli di Cona ha scatenato la reazione dei militanti di Forza Nuova. Nell’area di Piazza San Marco hanno affisso striscioni di contestazione nei confronti del patriarca Francesco Moraglia. Il movimento ha diffuso una nota in cui spiega: “Riteniamo che gli appelli al ‘dovere’ dell’accoglienza a tutti i costi, che, da tempo e quotidianamente, provengono dalla Chiesa guidata da Papa Bergoglio e dai responsabili delle diocesi, per ultimo anche Moraglia, vada contro gli interessi degli italiani”. Si tratterebbe di un “gesto propagandistico che legittima, creando ‘terreno fertile’ e ‘brodo di coltura’ a chi dell’immigrazione selvaggia fa un cinico business sulle spalle dei cittadini e della loro sicurezza”.

I neofascisti attaccano la Chiesa che, sia attraverso le parrocchie, sia attraverso i centri di accoglienza della Caritas Italiana, “partecipa attivamente al sistema economico che vive di immigrazione, per lo più clandestina; questa accoglienza non è gratis, ma è foraggiata per la quasi totalità dallo Stato e quindi dai cittadini italiani”. Il coordinatore regionale del movimento, Andrea Visentin, si è rivolto a monsignor Moraglia: “Ci chiediamo Eccellenza se, dalle stanze dorate del Suo palazzo, veda gli italiani, sempre più schiacciati dalla crisi e non tutelati nei loro più elementari diritti sociali dalle istituzioni, dormire al freddo in una macchina, risparmiare sulle spese sanitarie, non arrivare alla prima settimana; apra le porte degli immobili diocesani anche a loro, ci dimostri con gesti concreti verso i suoi connazionali in difficoltà che ci stiamo sbagliando”.

Da una settimana la protesta degli extracomunitari ammassati nella base di Cona, ai confini tra le province di Padova e Venezia, è alla ribalta della cronaca. Una settimana fa partiva la marcia verso Venezia di circa 250 di loro, che sono stati ospitati in centri parrocchiali e chiese durante la notte. Alla fine era stato deciso di accogliere la richiesta di lasciare Cona e così erano stati dirottati verso altre strutture, in particolare la caserma “Serena” a Treviso. Ma una cinquantina di loro si erano rifiutati e avevano chiesto di tornare da dove erano partiti.

Intanto a Cona è stata una nuova giornata di passione perché un altro gruppo di migranti ha cominciato a protestare. Alcune decine di loro hanno lasciato la base missilistica e si sono incamminati lungo la strada, raggiungendo le località Pegolotte e Correzzola. Insomma, la tensione continua a crescere, mentre giovedì 23 novembre è attesa la visita di una delegazione di parlamentari per verificare le condizioni di vita degli oltre mille ospiti della tendopoli.

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