Dopo la petizione, l’esposto alla procura di Campobasso. Trascorsi mesi di silenzio, il caso del deputato Francesco Boccia, che nel 2016 ha presentato una pubblicazione scientifica non sua al concorso per un posto da professore associato all’Università del Molise, torna alla ribalta attraverso una denuncia firmata dai professori di Economia politica e Scienza della politica Lucio Picci e Alberto Vannucci, tra i massimi esperti in tema di corruzione nel nostro Paese e autori del progetto I piedi sul banco, che intende raccogliere “senza alcun moralismo” le segnalazioni di illeciti e comportamenti “inaccettabili” all’interno delle università. “Uno dei motivi per l’alto livello di corruzione in Italia, e in generale per tanti nostri fallimenti, è il conformismo e il silenzio. Accade anche nel nostro settore, quello universitario”, spiegano i professori che, per conoscenza, hanno inviato l’esposto anche al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli. “La nostra denuncia – dicono – vuole offrire un piccolo contributo alla speranza che quella realtà opaca si può, si deve, rovesciare, per il bene di tutti, e nel contempo incoraggiare i tanti che non si arrendono”.

L’esposto alla procura di Campobasso cita in apertura la legge sulla “Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche” (l. 19/04/1925, n. 475) che sanziona il reato di plagio. La vicenda in oggetto risale all’ottobre del 2016, quando l’onorevole Boccia, già professore associato presso l’ateneo privato Carlo Cattaneo di Castellanza (Varese), partecipa al concorso per una cattedra di Economia aziendale dell’Università del Molise presentando, tra le 12 pubblicazioni richieste dalla procedura selettiva, una ricerca che è il collage di lavori scientifici non suoi. Lo stesso Boccia, intervistato da Il Fatto, ha disconosciuto tale pubblicazione sostenendo che “se è finita nella lista delle cose trasmesse a Campobasso è assolutamente ininfluente. Penso che siano state prese in fretta e furia le ultime cose che comparivano sul mio sito”. L’articolo incriminato, fino a dicembre 2016 inserito come opera originale nel curriculum e sulla pagina web personale dell’onorevole e successivamente “manomesso da ignoti”, secondo la denuncia, “è stato recentemente “retracted” (ritirato) dall’Università LIUC di Castellanza, in seguito all’invio a detta università di una richiesta pubblica di chiarimenti, firmata da 247 persone – in gran parte docenti universitari – e al coinvolgimento del Nucleo di valutazione di quell’ateneo”.

Rispetto a quanto già emerso nei mesi passati, l’esposto sottopone all’attenzione della procura di Campobasso anche un altro articolo presentato dall’onorevole Boccia nell’ambito dello stesso concorso, e pubblicato sulla rivista Azienda Pubblica nel 2005 con il titolo Il ruolo dell’azienda pubblica nel nuovo sistema europeo di programmazione delle politiche di sviluppo, che presenta alcuni paragrafi identici all’opera pubblicata nel luglio 2003 dagli autori Massimiliano Serati e Sergio Zucchetti, Valutare e programmare le politiche di sviluppo: teoria e applicazioni (Liuc Papers, n. 126), mai menzionata nella pubblicazione. Sentiti sul punto, i due autori dell’articolo, entrambi docenti dell’Università di Castellanza, hanno risposto in maniera differente. Zucchetti ha sostenuto che l’articolo firmato con Serati “era una delle sintesi del risultato più ampio che riguarda un progetto di ricerca scaturito da un lavoro progettato dal Prof. Boccia e svolto dal CeRST – LIUC nel corso del 2002, sotto la direzione dello stesso” e dunque che “in Azienda Pubblica il Prof. Boccia ha fatto un’ulteriore sintesi del suo lavoro al quale per molti anni abbiamo collaborato anche noi ricercatori. Ma la genesi, la direzione e i risultati delle ricerche sono assolutamente stati il risultato del lavoro dello stesso direttore del CeRST, prof. Francesco Boccia”. Massimiliano Serati ha invece risposto, sibillino, che “il dato oggettivo e inconfutabile è che il Liuc Paper Valutare e programmare le politiche di sviluppo: teoria e applicazioni del luglio 2003 è stato co-firmato da me e dal dottor Zucchetti”.

Anche le dichiarazioni contenute nella lettera firmata dal Presidente della commissione di concorso, disponibile in rete, in cui si legge che la commissione “ha dato riscontro” della pubblicazione non originale presentata a firma del candidato, ma di essersi concentrata “particolarmente sulle monografie e i capitoli di libro” sono giudicate dalla denuncia “non soltanto irrituali ed inopportune”. Chiediamo chiarimenti: “Se autentica, quella lettera solleva degli interrogativi”, spiegano i professori. “Primo, una commissione di concorso parla attraverso i verbali, e il suo lavoro termina con la pubblicazione delle graduatorie. Se io fossi un commissario, in nessun modo mi presterei a firmare un documento di quel tenore, anche perché potrebbe venire frainteso. Secondo, non è chiaro come la lettera, protocollata, sia finita in rete, collegata alla voce “Francesco Boccia” di Wikipedia”.

A questo punto il caso, che non discute dei meriti scientifici dell’onorevole ma documenta un fatto circoscritto, secondo Francesco Boccia scaturito solo da un errore a fronte di una “carriera accademica, di cui vado molto fiero.. limpida e documentabile”, passa ai magistrati. Ma anche al rettore dell’Università del Molise, Gianmaria Palmieri, ai membri del Nucleo di Valutazione dell’Università del Molise e al ministro dell’Istruzione e della Ricerca Fedeli, tutti destinatari della denuncia.

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