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Teheran, gli anglo-iraniani in carcere che Theresa May non riporta a casa

Teheran, gli anglo-iraniani in carcere che Theresa May non riporta a casa
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Mercoledì scorso a Londra c’è stata un’affollata manifestazione per chiedere al governo di Theresa May di fare ciò che il suo predecessore David Cameron aveva accuratamente evitato di fare: chiedere la scarcerazione di Nazanin Zaghari-Ratcliffe, una cittadina anglo-iraniana detenuta nella prigione di Evin, a Teheran.

Nazanin è stata arrestata all’aeroporto della capitale iraniana il 3 aprile 2013 mentre, al termine di una visita ai parenti per fargli conoscere la piccola Gabriella, di due anni, si stava imbarcando su un volo diretto a Londra. Gabriella è stata affidata ai nonni materni mentre per Nazanin si sono aperte le porte di Evin.

Dopo cinque mesi di detenzione preventiva, uno e mezzo dei quali in isolamento e senza poter vedere un avvocato, Nazanin è stata condannata a cinque anni di carcere per “appartenenza a un’organizzazione illegale”. Le “prove” a sostegno dell’accusa sono state l’impiego di Nazanin presso la Fondazione Thompson Reuters e la partecipazione a un progetto di formazione di giovani giornalisti della Bbc.

Per un’accusa inesistente, che ha spinto Amnesty International a dichiarare Nazanin prigioniera di coscienza, una famiglia è stata divisa in tre. La piccola Gabriella può vedere la mamma una volta alla settimana in carcere e parlare col papà Richard Ratcliffe via Skype.

Nazanin è in cattive condizioni di salute: rischia una paralisi alla mano e al braccio sinistro e ha forti dolori al collo e alla schiena.

Nella stessa situazione si trova Kamal Foroughi, 77 anni. Arrestato nel maggio 2011 a Teheran e tenuto in isolamento per un anno e mezzo, sta scontando una condanna a sette anni, anche lui per l’accusa di spionaggio. Da oltre 2000 giorni non riceve visite dei familiari e non è autorizzato a scrivere o a ricevere lettere. Ha un cancro alla prostata e deve essere operato di cataratta a entrambi gli occhi. Per lui, alla fine, Theresa May ha chiesto pubblicamente il rilascio per ragioni umanitarie e di salute.

Per Nazanin, la notizia peggiore rischia di essere un’altra: come a volte accade quando si avvicina la fine della condanna, potrebbe arrivare una nuova incriminazione, di collaborazione con altre organizzazioni per rovesciare il regime. “Io amo il mio paese. Sono stata sempre trasparente con le autorità su cosa ho fatto e per chi lavoravo. Non ho fatto niente di male, mai e poi mai ho avuto intenzione di rovesciare il regime”, ha dichiarato Nazanin quando ha saputo della nuova possibile accusa.

Theresa May quanto altro tempo ci metterà per chiedere la sua scarcerazione?

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