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Iraq, l’esercito governativo: “Abbiamo conquistato Kirkuk”. Peshmerga: “È una dichiarazione di guerra”

La regione è contesa tra governo di Baghdad e quello curdo di Erbil che la controlla dal 2014. Le tensioni però si sono aggravate dopo il referendum per l’indipendenza della regione autonoma lo scorso 25 settembre, quando il 93% degli elettori ha votato per l'indipendenza
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L’esercito iracheno ha conquistato Kirkuk. La regione è contesa da tempo tra governo di Baghdad e quello curdo di Erbil che la controlla dal 2014. Le tensioni tra Baghdad e le autorità curde però si sono aggravate dopo il referendum per l’indipendenza della regione autonoma lo scorso 25 settembre, quando il 93% degli elettori ha votato per l’indipendenza. Un attacco “condotto da forze irachene e milizie addestrate dall’Iran equivale a una dichiarazione di guerra contro il Kurdistan” replica il comando generale delle forze Peshmerga. “Siamo rattristati dal fatto che alcuni ufficiali dell’Unione patriottica del Kurdistan (Puk) (la formazione che faceva riferimento a Jalal Talabani, ndr) abbiano collaborato in questo complotto e tradito il Kurdistan abbandonando i check-point“.  Secondo la tv curda Rudaw, i miliziani sciiti si son lasciati andare a violenze, decapitando una decina di miliziani curdi Peshmerga.

Le truppe governative avevano dichiarato di aver preso il controllo di due importanti pozzi di petrolio e occupato i giacimenti della compagnia statale e i pozzi di Baba Gurgur, finora nelle mani delle forze curde, che si sono ritirate. Contestualmente i soldati governativi avevano annunciato di aver preso il controllo di 13 obiettivi militari ed energetici nell’area e l’aeroporto. Secondo il comunicato, le forze governative avevano già conquistato lo stabilimento petrolifero della North Oil Company (Noc) a nord-est di Kirkuk e la centrale elettrica di Mulla Abdullah, oltre a due ponti sul fiume Zab: il ponte Maryam Bek e il ponte Khalid. Le forze avevano preso già il controllo, si leggeva nel comunicato, di zone a sud di Kirkuk come Serjalan, Topzawa, Qarshteppe e Juhaysh.

Le forze curdo-irachene invece hanno affermano di aver abbandonato le loro posizioni a est di Kirkuk ma di aver mantenuto quelle a ovest della città petrolifera contesa, secondo quanto riferisce il sito della tv Rudaw, vicino al governo di Erbil. L’emittente, che cita Halgurd Hikmat, portavoce del ministero dei Peshmerga, afferma che le forze curde hanno il controllo dei pozzi petroliferi di Havana e Bai Hassan, a ovest di Kirkuk. Le forze curde “si riorganizzeranno” per un eventuale contrattacco ha detto Hikmat. Intanto migliaia di civili hanno lasciato la regione.

Gli Stati Uniti, che guidano la Coalizione anti-Isis a cui partecipano sia Baghdad che Erbil, si sono astenuti dall’intervenire e hanno espresso neutralità. Dal canto suo l’Iran è stato, secondo alcuni analisti locali e regionali, il vero manovratore dell’operazione odierna, raggiungendo sotto banco un accordo con le forze curde più in contrasto col governo di Erbil, ovvero i rappresentanti dell’Unione patriottica del Kurdistan (Upk), fondato e diretto a lungo dal defunto presidente Jalal Talabani. Ma l’entourage di Talabani ha smentito ogni accusa, rivoltagli dai seguaci del rivale Barzani, di aver ordinato ai Peshmerga di ritirarsi dalle posizioni a sud di Kirkuk. E la Turchia ha espresso sostegno al governo iracheno, senza però scagliarsi contro le forze curde vicine a Erbil, cioè la fazione di Barzani che, almeno fino al referendum, era la tradizionale alleata di Ankara.

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