“Le misure militari sono ora state allestite in pieno e pronte a colpire, in caso la Corea del Nord agisse incautamente. Speriamo che Kim Jong Un trovi un’altra strada“. Il presidente Usa Donald Trump risponde via Twitter alle minacce del regime di Kim Jong-un che, come ha riportato l’agenzia ufficiale di Pyongyang, si è detto pronto a cancellare “dalla faccia della terra senza alcuna pietà i provocatori che fanno tentativi disperati di soffocare il Paese socialista”. E aggiunge, “gli Usa soffriranno una vergognosa sconfitta e un destino tragico e definitivo se persisteranno nelle loro avventure militari, sanzioni e pressioni. Il presidente Trump ci sta portando sull’orlo di una guerra nucleare. Il comportamento isterico e imprudente di Trump potrebbe ridurre gli Usa in cenere ogni momento”. Un crescendo di tensione condannato dalla cancelliera Angela Merkel, secondo cui “non c’è una soluzione militare nella crisi con la Corea del Nord” e la retorica dell’escalation “è la risposta sbagliata”.

Una tensione tra i due Paesi che ha spinto la Russia a rafforzare i sistemi anti-aerei dislocati nell’Estremo Oriente del Paese, ovvero nelle aree limitrofe alla Corea del Nord. “Ritengo che i rischi di un confronto militare tra Usa e Corea del Nord siano molto alti – commenta il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov – Soprattutto tenendo conto di questa retorica, sono state fatte minacce dirette di uso della forza”.Una misura che vuole essere un deterrente per Pyongyang ma anche per gli Usa. “Ciò che accade adesso intorno alla Corea del Nord – ha detto il senatore Viktor Ozerov, ex capo della commissione Sicurezza e Difesa a Ria Novosti – non può non suscitare preoccupazione e spingerci a prendere misure addizionali per proteggere il nostro territorio: le forze aeree e anti-aeree sono state rafforzate”.

Stando a Ozerov i militari russi stanno monitorando ciò che accade intorno alla Corea del Nord mentre le zone dei possibili lanci dei missili si trovano sotto speciale osservazione. Tra gli obiettivi delle forze aeree, oltre a garantire la sicurezza del territorio russo in caso di coordinate sbagliate dei missili nordcoreani, perché “è abbastanza alta la probabilità di errore”, secondo Ozerov c’è anche quello di deterrenza nei confronti degli Usa. “Le forze anti-aeree e di deterrenza nucleare permettono di far sì che gli americani si astengano da passi più decisi”, ha spiegato. Allerta che coinvolge anche il Giappone che sta procedendo allo schieramento dei missili intercettori nella parte occidentale del Paese in risposta al piano di attacco contro il territorio Usa di Guam con 4 missili intermedi, come anticipato ieri dal dispaccio dell’agenzia ufficiale Kcna. Il piano definitivo sarà completato entro metà mese e prevede che i vettori sorvolino lo spazio aereo nipponico delle prefetture di Shimane, Hiroshima e Kochi prima di colpire le acque intorno a Guam.

La Cina dal canto suo fa trapelare che sta valutando l’opzione della neutralità: un editoriale sul Global Times afferma che se il Nord lanciasse i missili che minacciano il suolo americano e se gli Usa contrattaccassero, allora “la Cina dovrebbe restare neutrale”. Quindi, se Washington mettesse in campo un’azione preventiva, Pechino – come naturale conseguenza – correrebbe in soccorso del Nord. Il presidente cinese Xi Jinping, in una telefonata con Trump, ha detto comunque che tutte le parti coinvolte dovrebbero “evitare retorica o azione tali da peggiorare le tensioni sulla penisola coreana”.

La risposta di Trump è l’ennesima minaccia di un’escalation lunga mesi che arriva nella stessa giornata in cui da Pyongyang avevano lanciato un ultimatum: la Nord Corea sarebbe pronta a colpire le acque tra 30 e 40 chilometri dall’isola americana di Guam, dove sorgono basi navali e quella dei bombardieri strategici americani. Una sorta di dimostrazione di forza contro gli Stati Uniti, per replicare alle parole di Trump che aveva minacciato di colpire con “fuoco e fiamme” i nordcoreani mentre il ministro della Difesa, James Mattis, aveva avvertito che la sproporzione di forze in campo avrebbe potuto portare alla distruzione del Paese guidato da Kim Jong-un.

L’ultimatum di Pyongyang ha provocato l’ennesima replica del presidente americano. “Forse non è stato sufficientemente dura la mia minaccia di colpirli con fuoco e fiamme”, ha detto Trump assicurando che “se la Corea del Nord dovesse anche solo immaginare di attaccare qualunque cosa che amiamo, nostri rappresentanti, i nostri alleati (riferimento a GiapponeCorea del Sud, ndr) o noi, allora vi dico che loro dovrebbero essere molto molto preoccupati perchè le cose che gli succederanno saranno tali che non le avranno mai neanche ritenute possibili”. Quindi il numero della Casa Bianca ha rincarato la dose: “Sarà meglio che la Corea del Nord inizi a mettere la testa a posto perché in caso contrario si troveranno nei guai così come non è mai successo neanche a poche nazioni nel mondo”. Il presidente Usa è stato sibillino sulla possibilità di un attacco preventivo contro Pyongyang, ipotizzato da McMaster: “Non parliamo di questo. Non lo facciamo mai. Vedremo cosa accadrà”.

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