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Nagasaki, le lacrime via Twitter e le bombe infami sulla Corea

Nagasaki, le lacrime via Twitter e le bombe infami sulla Corea
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Gli Stati Uniti vendono 110 miliardi di armi all’Arabia Saudita. Anzi no, forse molti di più. E il presidente Donald Trump nello stesso giro di ore se la prende con l’Iran che, secondo lui (ma anche secondo molti tra noi… che però non andiamo in giro per il mondo a vendere armi e ad ammazzare la gente) è un paese pericoloso.

Poi oggi sempre lui, Trump, dichiara “faremo fuoco e furie mai viste” contro la Corea del nord che non è meno bellicoso di lui, dell’Arabia Saudita e dell’Iran.

Criminali si confrontano sul tavolo del loro Risiko infame. E versano qualche lacrima sintetica via Twitter per lo sterminio americano di Nagasaki ricordato ieri.

Joe O’Donnell fotografò un bambino che portava il fratello piccolo sulle spalle. Sembrava addormentato.

Mia figlia si addormenta spesso così. Anche a me succedeva. Mio padre diceva che ero un sacchetto di patate. Anche io lo dico dei miei figli. Due. Uno dell’età che ha il più grande nella foto. L’altra più o meno di quella che ha il sacchetto che stava sulle spalle. Ma il sacchetto di patate era morto e suo fratello lo accompagnava alla cremazione. Erano bambini di Nagasaki.

Scriveva il poeta “apritemi sono io…
busso alla porta di tutte le scale
ma nessuno mi vede
perché i bambini morti nessuno riesce a vederli”.

Non li vedono i presidenti. Non li vedono i commentatori. Non li vedono gli elettori. Non li vede quasi nessuno.
Speriamo nella bontà dei “quasi”.

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