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Cuore umano in miniatura grazie a quello di un topo. “Potrebbe rivoluzionare i trapianti umani”

I ricercatori dei laboratori dell’azienda farmaceutica AstraZeneca di Molndal, in Svezia, coordinati da Duong Nguyen, hanno in pratica svuotato il cuore di un ratto dalle sue cellule, e le hanno poi sostituite con cellule cardiache umane. È la prima volta che viene realizzato qualcosa di simile
Cuore umano in miniatura grazie a quello di un topo. “Potrebbe rivoluzionare i trapianti umani”
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Un cuore umano in miniatura. Un laboratorio naturale per lo studio delle patologie cardiache umane, e per la sperimentazione di nuovi farmaci. Si tratta, in realtà, di due cuori in uno. Quello di un ratto e di un uomo. I ricercatori dei laboratori dell’azienda farmaceutica AstraZeneca di Molndal, in Svezia, coordinati da Duong Nguyen, hanno in pratica svuotato il cuore di un ratto dalle sue cellule, e le hanno poi sostituite con cellule cardiache umane. È la prima volta che viene realizzato qualcosa di simile. La ricerca, ancora in una fase preliminare, è stata presentata negli Usa in occasione di un meeting dell’American heart association. La sperimentazione, secondo gli autori, potrebbe consentire la crescita di organi in laboratorio, da utilizzare poi per i trapianti di cuore.

Come si è riusciti in questa impresa? Per sostituire le cellule del cuore di ratto, i ricercatori hanno applicato in modo nuovo una tecnica utilizzata da tempo per la circolazione extracorporea. Una metodica che permette di introdurre dei fluidi nell’aorta e nell’intera rete di vasi sanguigni del cuore di ratti e topolini di laboratorio. In questo modo, spiegano gli autori, è possibile preservare la circolazione all’interno del cuore, mantenendone il normale flusso, e il corretto funzionamento delle valvole e delle quattro camere. Le sostanze iniettate hanno liberato il cuore dell’animale dalle sue cellule, lasciando intatta la matrice esterna, che è diventata la struttura sulla quale far sviluppare in modo naturale le cellule umane, iniettate in un secondo momento.

Un traguardo che procede parallelamente al nuovo filone di studi sui cosiddetti “organoidi”, organi in miniatura costruiti in laboratorio, per esempio a partire da cellule staminali, o da impalcature realizzate attraverso le stampanti 3d. Questi organi sono strutture spesso isolate dal resto di un organismo, per essere ad esempio impiegate, all’occorrenza, per testare nuovi farmaci, per studiare il comportamento di una determinata patologia, o come pezzi di ricambio in caso di lesioni o traumi. È una delle nuove frontiere della medicina rigenerativa. In questo ambito, finora, sono stati ottenuti alcuni risultati promettenti con organoidi di fegato, pelle, intestino e polmoni. È stato perfino possibile costruire mini cervelli in 3d, per studiare malattie neurologiche di origine genetica, come autismo e schizofrenia. E sono in corso test sul primo cuore assemblato a partire dalle cellule staminali.

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