Travis Kalanick, amministratore delegato di Uber, ha rassegnato le dimissioni. “Ho accettato la richiesta degli investitori di fare un passo indietro, così l’azienda potrà tornare a costruire invece che essere distolta da un’altra disputa“. La decisione, nell’aria già una settimana fa quando Kalanick si era preso un’aspettativa temporanea, è arrivata al culmine di un periodo in cui la start up di San Francisco è stata coinvolta in una serie di scandali soprattutto a sfondo sessuale. Ma anche in una disputa con Waymo, la società di Google che si occupa di guida autonoma, per l’utilizzo di un software illegale. Come se non bastasse, a maggio la madre di Kalanick è morta in un incidente in barca, dove anche il padre è rimasto ferito. Proprio a quest’ultima vicenda si riferisce parte della nota diffusa dal consiglio d’amministrazione di Uber: “Facendo un passo indietro, potrà avere il tempo di riprendersi dalla tragedia personale che lo ha colpito, dando alla società spazio per vivere pienamente un nuovo capitolo della sua storia. Attendiamo con impazienza di riprendere a lavorare con lui nel board“. Già, perché Kalanick è ancora il primo azionista di Uber con il 30% delle azioni, e rimarrà nel consiglio di amministrazione cedendo solo, si fa per dire, la carica di amministratore delegato. Per quanto tempo, quello è tutto da vedere.

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