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WhatsApp down, l’ironia degli utenti durante il blackout della chat: “Alzi la mano chi ha riattivato il wi-fi 300 volte”

Oltre un miliardo di utenti per qualche ora non hanno potuto scambiarsi messaggi sulla popolare applicazione. "Ci scusiamo per il disagio", riferisce un portavoce della società, ma nessuna spiegazione sulle cause tecniche del blackout di ieri
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Niente WhatsApp per un po’, e gli utenti si scatenano su Twitter. Il popolare sistema di messaggistica instantanea è stato offline in l’Italia e in molti altri Paesi a partire dalle 22:30, poi il servizio è ripreso dopo un paio d’ore. L’applicazione ha smesso di funzionare sia sui sistemi operativi Apple, sia su quelli Google e Microsoft, paralizzando il miliardo di utenti sparsi in tutto il mondo, inclusi India, Stati Uniti e Europa. Gli utenti hanno cercato spiegazioni su Twitter, ma non  hanno trovato nessuna dichiarazione sull’account ufficiale della società (che non viene aggiornato da agosto 2016) né su quello di Facebook, che ha acquistato WhatsApp nel 2014. Oggi la società ha fatto pubblicato ammenda:”Ci scusiamo per il disagio”, ha dichiarato un portavoce di WhatsApp, che però non ha spiegato le cause del crash del sistema. Si è limitato a spiegare che il disservizio “ha interessato utenti in tutte le parti del mondo per poche ore, ma abbiamo risolto il problema”.

Moltissimi utenti su Twitter hanno ironizzato sulla temporanea “interruzione di servizio”, scherzando sulla dipendenza collettiva da “doppia spunta”. L’hashtag #whatsappdown è diventato subito trend topic. Ieri, quasi contemporaneamente al blackout della chat, Facebook ha annunciato i dati finanziari dell’ultimo trimestre: la società ha prodotto ricavi per più di 8 miliardi di dollari, il 49% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Facebook possiede anche il popolare social dedicato alle fotografie, Instagram, che aveva avuto un “crash” simile poco tempo fa, alla fine di aprile. L’ultimo grande “blackout” della chat era stato nel febbraio 2014, subito dopo l’acquisizione da parte di Facebook, per problemi al server, a cui era seguito un altro disservizio pochi mesi dopo, a giugno.

 

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