Il 20 maggio dell’anno scorso, quando fu catturato in Portogallo, si complimento con gli investigatori. Ma Pippo De Cristofaro, all’anagrafe Filippo Antonio, è di nuovo libero. “Scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare” il 15 ottobre come riporta il Corriere. De Cristofaro, condannato all’ergastolo per omicidio e occultamento di cadavere, nel 1988 uccise a colpi di machete la 34enne skipper pesarese Annarita Curina per appropriarsi del suo catamarano e fuggire con l’amante in Polinesia. Da quel giorno è il killer del catamarano e per bene due volte era evaso, l’ultima nel 2014, dal carcere di Porto Azzurro, sull’isola d’Elba, dove stava scontando la pena e, dopo una rocambolesca caccia all’uomo durata due anni, era stato arrestato nel maggio 2016 in Portogallo.

L’omicidio e l’arresto
Il corpo della donna, che fu stordita con il valium e uccisa con un machete, fu trovato dai membri dell’equipaggio di un peschereccio a Senigallia il 28 luglio 1988: era stato zavorrato con un’ancora di 17 chili. L’omicidio avvenne il 10 giugno, quando l’allora amante olandese dell’uomo, Diana Beyer, 17enne all’epoca dei fatti, pugnalò la donna a un fianco mentre De Cristofaro la finì. Sull’imbarcazione si trovava anche un amico olandese della coppia, Pieter Gronendijk, 27 anni, poi condannato solo per il furto del catamarano perché estraneo al delitto e salito a bordo solo dopo. I tre vennero rintracciati in Tunisia, mentre tentavano di fuggire. La 17enne fu condannata dal Tribunale dei minori a sei anni e mezzo di carcere per concorso in omicidio: scontò 15 mesi perché ottenne la libertà condizionale e l’assegnazione a una comunità di Grosseto. In primo grado, al “killer del catamarano” venne inflitta una condanna a 30 anni, trasformata in ergastolo in appello.

La fuga e l’arresto in Portogallo
Tuttavia, per due volte De Cristofaro era riuscito ad evadere dal carcere. La prima risale al 2007, quando evase dal carcere di Opera. Lo ritrovarono a Utrecht, proprio la città dove viveva Diana, in Olanda. La seconda è invece dell’aprile 2014: approfittando di un permesso premio di tre giorni concesso per Pasqua in una comunità di Portoferraio, non fece ritorno nel carcere di Porto Azzurro, sull’isola d’Elba, dove era detenuto. Per due anni gli agenti seguirono le sue tracce, poi da un biglietto con annotato sopra un indirizzo Skype collegato a un account gmail portò i detective a inseguirlo in Albania, Olanda, Francia, Spagna fino all’arresto in Portogallo. Su De Cristofaro pendeva un “Mandato di arresto europeo” (Mae) emesso dopo l’evasione da Porto Azzurro, oltre al mandato della Corte d’appello di Ancona legato alla condanna all’ergastolo per l’omicidio della skipper e da Lisbona si attendeva l’estradizione. Subito, il Portogallo aveva chiesto chiarimenti perché nel paese non è prevista la reclusione a vita. Alla risposta della procura italiana è seguito un lungo silenzio da parte delle autorità portoghesi. Poi la notizia della scarcerazione per decorrenza dei termini. E l’inizio per il killer del catamarano di una nuova latitanza.

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