Faccio lo psicoterapeuta da 35 anni per cui mi sono sempre interessato della vita sessuale dei pazienti e ho cercato di studiare in modo approfondito questi argomenti. Confesso però che fino a cinque anni fa non conoscevo il termine “trombamico o scopamico”. Mi spiegò una ragazza che si tratta di una relazione in cui i due trovano un accordo preliminare per cui fra loro ci sarà solo erotismo e sfogo sessuale senza implicazioni emotive o men che meno decisioni di costruire qualche legame. A dir la verità questo tipo di relazione c’era anche in passato ma veniva vissuta in modo estremamente clandestino e, soprattutto, con sensi di colpa. La novità era che, appiccicando una terminologia al tipo di relazione, le si conferiva uno status e una sorta di struttura quasi che si trattasse di una nuova organizzazione sociale. Nel corso degli anni ho avuto la conferma che questo tipo di modalità di stare assieme è divenuta via via sempre più frequente e diffusa. I sensi di colpa paiono essere stati messi in soffitta e molti ragazzi parlano del loro “partner di sesso” con un certo orgoglio.

La paura di una relazione amorosa completa e, quindi necessariamente, enormemente e psicologicamente vincolante pare essere la causa di questo fenomeno. Come negli investimenti finanziari in cui un avveduto consulente ti dice di non mettere tutto il patrimonio su un titolo ma diversificare prendendo un 20% di azioni, un 40% di titoli di Stato e un 40% di obbligazioni così il giovane moderno, per timore di prendere una fregatura, diversifica l’amore. Un partner sarà, quindi, idoneo per il sesso e la soddisfazione fisica, uno per andare in vacanza e un altro per fare il fidanzato a lunghissimo termine con cui uscire al sabato sera e pianificare, forse, un futuro. I cicisbei, che stavano accanto alle dame nell’Ottocento, presumibilmente svolgevano i compiti ora devoluti a questa nuova figura sociale ma la situazione era dettata dal fatto che le signore non potevano certo scegliersi il marito ed erano costrette dalla famiglia ad essere impalmate da un marito selezionato per motivi economici o di status sociale.

Ora, invece, avere un partner sessuale appare come una scelta che esprime simbolicamente il terrore della sofferenza. Il dolore amoroso è sicuramente qualcosa di terribile e devastante. Le persone pensano, in questi frangenti, al suicidio o all’omicidio. Non raramente capita che per tutta la loro futura esistenza non riescano più a lasciarsi andare e amare di nuovo. La scelta di dividere l’affettività dalla sessualità parrebbe vincente per non prendere fregature. Forse anche questo fenomeno sociale per cui si rimanda sine die la costruzione di una coppia stabile o di figli deriva, oltre che da motivazioni socio economiche, da questo vissuto emotivo.

Per conto mio rimango dell’idea che nella vita occorra osare, che vale la pena correre il rischio di amare e di sentire questo legame vincolante e unico con un altro essere umano.

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