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‘Non ti distrarre alla guida’, come reagiamo ai display terrorizzanti

‘Non ti distrarre alla guida’, come reagiamo ai display terrorizzanti
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Gentile sindaca di Roma, prendo il coraggio e le invio una supplica per risolvere un problema, forse non proprio ai vertici delle priorità che la vedono coinvolta, ma facilmente risolvibile a costo zero, anzi il comune ci potrebbe anche guadagnare economicamente. Si tratta di abolire i display luminosi che inviano messaggi terrorizzanti da alcuni punti nevralgici della viabilità capitolina.  Raccontano tristi statistiche sui morti, sui feriti, sugli incidenti stradali, che agli incroci, o per eccesso di velocità o per distrazione colpiscono motociclisti, ciclisti, automobilisti, anziani, cani e gatti. I display in questione rappresentano una sorta di contraddizione paradossale che trova la sua migliore rappresentazione nella scritta “Quando guidi non ti distrarre ma guidaebasta” (tutto attaccato nel testo) in quanto per poter ottemperare all’istruzione bisogna leggere la scritta e quindi distrarsi dalla guida.

Capisco le buone intenzioni, ma anche il forte rischio di una profezia che si autodetermina. Tenterò di spiegarmi meglio cercando di immaginare come alcune personalità potrebbero mettersi in rapporto con i suddetti display digitali.

Cominciamo dai tipi sprezzanti, onnipotenti, quelli che immaginano che se vengono colpiti da un Tir è quest’ultimo ad avere la peggio. I tipi che potremmo oggi definire alla Donald Trump. Queste persone non terrebbero mai conto delle istruzioni erogate alla massa da anonimi cartelli educativi. L’educazione è per i comuni mortali e gli Highlander ne sono fuori.

Simili sono gli autodidatti ad oltranza, che pur privi di prosopopea, pensano di poter imparare esclusivamente dall’esperienza della vita, non leggeranno mai le istruzioni che accompagnano un qualsiasi prodotto o marchingegno perché ne devono scoprire da soli il funzionamento. La strada è una giungla che si esplora giorno per giorno imparando da soli le strategie di sopravvivenza.

Poi ci sono i fatalisti che credono di essere all’interno di un disegno trascendentale di qualche tipo. Anche per loro le bacheche a led sono inefficaci e inutili: “non è lì che è scritto il mio destino”, bofonchiano.

Dunque per queste categorie i display sono inutili  soldi sprecati, ma il peggio deve ancora venire.

Arriviamo a coloro che sentono il bisogno di sfidare il destino per ansia e non certo per spavalderia. Sono persone che hanno bisogno di accendersi compulsivamente una sigaretta appena leggono: “Il fumo uccide”. Non riuscendo a dominare la dipendenza il loro più o meno inconsapevole scopo è di accelerare la dipartita, perché nulla è più pauroso dell’attesa di un dramma annunciato e anche la peggiore delle fantasie si placa non appena si realizza concretamente. Per loro i display sono pericolosi perché la lettura aumenta spaventosamente lo stato di ansia e diminuisce le prestazioni alla guida con un inconscio desiderio di farla finita.

Eccoci infine ai tipi ossessivi, meticolosi, perfezionisti. Per loro questi cartelli rischiano di diventare esiziali! Guidando vedono di striscio il cartello luminoso, magari nel momento di passaggio da un’informazione all’altra, e subito entrano in ansia per il timore di non aver letto bene il messaggio o di non averlo letto tutto. Automaticamente cercano di rallentare, di torcere il collo fin quasi a spezzare la cervicale, fin quando uno schianto crea una nuova categoria statistica: “Coloro che hanno incidenti per leggere insegne che cercano di limitare gli incidenti”. Per non parlare dei pedoni abbondantemente citati nelle statistiche, animali sacrificali, privi di corazza, che soffermandosi poco opportunamente in mezzo alla strada per leggere i display, magari sentendosi protetti dalle zebre, vengono drammaticamente falciati dal fuoco amico degli automobilisti della stessa tipologia, disattenti per eccesso di attenzione. Insomma una pubblicità progresso con possibili effetti collaterali disastrosi!

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