Numeri definitivi ancora non ci sono. E non potrebbe essere altrimenti, visto che gli enormi ritardi nella pubblicazione del bando e poi nello svolgimento delle procedure hanno protratto gli esami orali fino a settembre inoltrato. Ma una certezza sì: il concorso scuola 2016 non avrà tutti i vincitori di cui aveva bisogno. Molti dei 165mila candidati non ce l’hanno fatta: fin qui si parla di un tasso di non ammessi intorno al 50%, con picchi del 75% in alcune Regioni e classi di concorso. Tanti bocciati, evidentemente troppi per passare inosservati e non suscitare polemiche.
E a nulla è servita l’inversione di rotta per le prove orali, dove le commissioni sono state decisamente più benevole. Il ministro Stefania Giannini ha più volte ridimensionato la questione. “Chi non è passato, non doveva passare: le prove si sono basate sul merito e chi non le ha superate non aveva una preparazione adeguata”, ha ribadito proprio negli scorsi giorni in un’intervista a Repubblica Tv. Secondo il Ministero, insomma, la colpa è dei docenti.
Sicuramente qualcuno non sarà stato all’altezza: docenti meno qualificati di altri (tra ricorsi e sanatorie, l’abilitazione è stata concessa in maniera più che generosa negli ultimi anni), chi si è lasciato prendere dal panico, chi semplicemente non sapeva le risposte. Una percentuale di bocciature è fisiologica, persino sana per un concorso. Ma se supera il numero dei vincitori necessari, diventa anomala. Ed in effetti dalle domande formulate male ai pc difettosi, dalla scarsa comunicazione con le commissioni all’assenza di criteri di valutazione precisi, tante cose non hanno funzionato nel concorsone. Ilfattoquotidiano.it ha provato a capire quali sono le ragioni del fallimento, che lascerà scoperta una fetta consistente dei 63mila posti messi a bando: circa il 30%, secondo gli ultimi calcoli del portale Tuttoscuola sulle graduatorie fin qui approvate.