Sarà il presidente della Commissione Attività produttive e territorio nonostante sia indagato nel filone Total dell’inchiesta di Potenza sul petrolio lucano. È la strana parabola di Vincenzo Robortella, consigliere regionale del Partito Democratico, eletto dai colleghi la scorsa settimana con 13 voti. Si occuperà quindi, tra gli altri aspetti di competenza della terza Commissione, di “ecologia e ambiente”. Nessun problema di opportunità, secondo i consiglieri di maggioranza della Regione Basilicata guidata da Marcello Pittella che lo hanno scelto, anche se Robortella è finito nell’indagine lucana perché la sua Outsourcing s.r.l.,  secondo i pm, ha ricevuto un finanziamento europeo legato ai lavori di Tempa Rossa per il quale non avrebbe avuto i requisiti. Ma la sua nomina ha scatenato le ire del Movimento 5 Stelle: “L’indagato è premiato. Quale miglior riconoscimento per l’unico consigliere regionale che risulta essere indagato – si chiede il grillino Gianni Perrino – nell’inchiesta Trivellopoli a causa del ruolo (oscuro) svolto dalla società Outsourcing?”.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, la società Outsourcing, costituita nel 2007, era lo snodo di diversi personaggi chiave dell’inchiesta sul petrolio lucano. Robortella, dopo le elezioni, aveva ceduto le sue quote al padre Pasquale, ex consigliere dem anche lui, in una sorta di staffetta tra attività imprenditoriali private e la rappresentanza in consiglio regionale. La società di famiglia – in affari anche con Gianluca Gemelli, il compagno della ex ministra Guidi, e di cui è socio uno dei figli dell’ex sindaco di Corleto, Rosaria Vicino – si occupa di servizi alle imprese e ottiene un finanziamento da quasi 500mila euro per realizzare uno stabile da affittare poi alla Total o a società che avrebbero lavorato in appalto per la multinazionale del petrolio presso il centro di Tempa Rossa. Sempre secondo le indagini della procura di Potenza, però, le attività non sarebbero state avviate e, ottenuti i fondi, nella Outsourcing sarebbe entrata anche la moglie di un dirigente Saipem e amministratore di una società tra quelle coinvolte nella realizzazione del centro olii.

Un ruolo ambiguo, quello dell’azienda di Robortella, indagato per truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, sul quale la magistratura ha deciso di vederci chiaro. Ma che nessun problema costituisce, secondo i colleghi di maggioranza del consigliere indagato, perché questo presieda la Commissione permanente che si occupa proprio di energia e ambiente. “Siamo in democrazia, nessuno può mettere in discussione la scelta dei consiglieri. E siamo anche garantisti, quindi Robortella è innocente fino al terzo grado di giudizio”, filtra dallo staff del presidente Pittella.

Nonostante un’alternativa, il Pd, ce l’avesse in casa. Per dirigere la commissione, infatti, si era proposto anche Piero Lacorazza, il primo degli eletti nel Pd alle elezioni del 2013. Peccato che dopo il referendum sulle trivelle, sia stato messo in un angolo dal partito. Lacorazza, che fino ai primi giorni di maggio è stato il presidente del Consiglio regionale, ha perso la carica proprio a causa del suo ““’ convinto al referendum. “Sono stato epurato, ho dato fastidio a qualcuno”, spiegò a ilfattoquotidiano.it nei giorni successivi.Due mesi dopo, i colleghi renziani del Pd lo hanno nuovamente bocciato preferendogli il fedele Robortella. “Una questione di opportunità politica”, dicono negli ambienti dem lucani, visto che Lacorazza fa parte della corrente minoritaria del partito vicina a Roberto Speranza.

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