C’è voluta qualche settimana, ma alla fine le ricevute del sindaco di Livorno Filippo Nogarin sono state rese disponibili. Lo ha annunciato lo stesso Nogarin sul suo profilo Facebook, dopo che gli uffici comunali avevano risposto picche a una richiesta di accesso agli atti del nostro giornale: “Ho inviato al Fatto Quotidiano un file con le scansioni degli scontrini relativi a tutte le spese di missione che ho sostenuto dal giorno del mio insediamento all’aprile scorso. Per noi la trasparenza è un valore, lo abbiamo sempre detto. Mi piacerebbe che lo diventasse anche per tutti gli altri sindaci, a partire dall’attuale primo cittadino di Firenze, Dario Nardella, e dal suo predecessore, Matteo Renzi”.

Le copie delle ricevute arrivate da Livorno sono coerenti con quanto riportato sul sito del comune riguardo alle spese per i pernottamenti, i pasti e i trasporti sostenute dal sindaco nei suoi viaggi istituzionali. Tale rendicontazione – come spiegato in precedenti articoli – è più dettagliata di quella di altri comuni, dal momento che sono indicati data e fornitore di ogni singola spesa, persino di quella per un caffè. Ma nel momento in cui lo scorso novembre Il Fatto aveva chiesto agli uffici stampa di nove comuni di poter visionare gli scontrini dei sindaci, la risposta era stata negativa ovunque, Livorno compresa. Eppure il caso di Ignazio Marino ha dimostrato come sono proprio le ricevute a consentire di scoprire se tra le spese ci sia qualche cena di troppo, come nel caso del sindaco di Roma che per questo è decaduto.

Avendo ottenuto ben poco dagli uffici stampa, a fine aprile Il Fatto aveva presentato un’istanza di accesso agli atti nei nove comuni. Mentre da Milano, Verona e Venezia era arrivato solo qualche dettaglio in più rispetto a quanto riportato sui siti ma nessuno scontrino, i comuni di Torino, Napoli e Palermo avevano reso disponibili le ricevute richieste. Al contrario le segreterie generali dei comuni di Livorno, Parma e Firenze avevano negato i documenti relativi alle spese di viaggio di Nogarin, di Federico Pizzarotti e di Dario Nardella.

Analoghe le argomentazioni utilizzate, che tra le altre cose tiravano in ballo la mancanza di “un interesse personale e concreto” del giornalista ad avere accesso alle ricevute. Nogarin, contattato dal Fatto per avere spiegazioni sulla risposta dei suoi uffici, aveva annunciato che avrebbe messo a disposizione quanto richiesto. Ora, dopo alcuni contatti telefonici del nostro giornale con il suo staff, i documenti sono arrivati. “Nel momento in cui era giunta agli uffici un’istanza di accesso agli atti – spiega Nogarin – la partita era stata presa in carico dal segretario generale, che aveva risposto in punta di diritto. Dopo di che abbiamo capito l’importanza di fare ulteriore chiarezza e abbiamo dato mandato agli uffici di scansionare le ricevute e, appena pronte, le abbiamo inviate al vostro giornale”.

@gigi_gno

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