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Roma, il tramonto della Cultura: finito il “Veltronismo”, la Capitale si è spenta - 5/14

E' stata poco più di un fuoco fatuo il sogno di Francesco Rutelli e Walter Veltroni. Se nei primi anni 2000 la Notte Bianca, la nascita dell'Auditorium, la Festa del Cinema e le varie 'Case' avevano illuminato una città che voleva competere con le grandi capitali europee, oggi quell'effervescenza resta poco o nulla, gli eventi sono un ricordo e molte istituzioni fiorite in quegli anni sono in difficoltà perché si reggevano sulla capacità del sindaco di attrarre sponsor privati: non si era pensato alla loro autosostenibilità economica. Così con i cambi di amministrazione e la crisi, molte hanno rischiato o rischiano la chiusura
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Roma, inaugurazione del Mausoleo di Romolo

 

ARCHEOLOGIA, “I SITI RESTANO APERTI SOLO GRAZIE AI VOLONTARI”
“Il problema è che in questa città mancano le politiche culturali – spiega Alessandro Garrisi, presidente regionale del Lazio dell’Associazione Nazionale Archeologi – una cosa sono le iniziative culturali, un’altra sono le politiche. Le sembra normale che la Soprintendenza capitolina chieda l’intervento di volontari per tenere aperti monumenti come la Villa di Massenzio, uno dei più belli del suburbio romano, perché Zètema (la società del Campidoglio che gestisce 29 musei e 138 siti archeologici, ndr) non riesce a garantire l’apertura del sito?”. Forse non è normale, ma secondo gli archeologi è diventata la normalità: “A fine 2014 la Soprintendenza Capitolina ha fatto un bando per cercare associazioni culturali che facessero attività gratuita nelle aree archeologiche da lei gestita. E nel 2013 aveva dato 8.500 euro all’Associazione dei Carabinieri in congedo Martiri di Nassiriya per un generico servizio di volontariato nell’area archeologica centrale. Se nel 2016 le meraviglie di Roma sono visitabili solo grazie all’utilizzo di volontari o grazie all’impiego del Servizio civile nazionale, allora c’è un problema di gestione, di mentalità”.

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