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Tangenti in Rai, ecco le lettere con cui un manager “poteva ricattare Berlusconi sul caso di Noemi Letizia”

E' quanto emerge dall'inchiesta sul presunto giro di mazzette pagate, secondo l’accusa, dall'imprenditore David Biancifiori, che ai pm parla di Maurizio Ciarnò, ex responsabile della tv di Stato. I magistrati hanno trovato alcune sue missive nelle quali invitava l'ex premier a dargli una mano sul lavoro ricordandosi della "fedeltà" dimostrata nell'affaire Noemi. Mentre in un'altra a Gianni Letta si "diceva pronto a cambiare atteggiamento se non avesse ottenuto quanto chiesto". Rispetto alle lettere il pm non ha ravvisato nessuna ipotesi di reato
Tangenti in Rai, ecco le lettere con cui un manager “poteva ricattare Berlusconi sul caso di Noemi Letizia”
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“Caro Silvio, ti chiedo aiuto non fosse altro che per come mi sono comportato anche (nella, ndr) vicenda Noemi”. Così scriveva a Silvio Berlusconi, Maurizio Ciarnò, già dipendente Mediaset, poi passato in Rai anche come responsabile della gestione Grandi eventi e attività produttive all’estero e indagato per corruzione. Ieri la procura di Roma ha emesso una misura interdittiva nei confronti di Ciarnò e altri due ex dipendenti Rai nell’ambito dell’inchiesta su un giro di presunte tangenti pagate, secondo l’accusa, da David Biancifiori, lo “Scarface della tv”, come si è definito lui stesso durante un’intervista alle Iene.

Gli altri due ex dipendenti Rai destinatari della misura interdittiva sono Ivan Perri, direttore della fotografia” e Stefano Mnontesi, responsabile della struttura riprese esterne del centro di produzione tv. Dagli atti emerge anche che Ciarnò si era rivolto a Silvio Berlusconi per “risolvere i problemi sul lavoro”, facendo leva sulla “Vicenda Noemi”, ossia Noemi Letizia, la bionda di Casoria.

A raccontare la vicenda è lo stesso David Biancifiori. Durante uno dei suoi tanti interrogatori, lo “scarface della tv italiana” “aveva dato conto – scrive il gip Pier Luigi Balestrieri – oltre che del ruolo apicale rivestito da Maurizio Ciarnò, di taluni tratti della personalità del medesimo, soggetto ambizioso e allo stesso tempo ‘insidiosi’, in quanto a conoscenza, proprio in virtù dell’alto ruolo rivestito, di notizie riservate che gli avrebbero consentito di ‘ricattare‘ l’allora presidente del consiglio Berlusconi con particolare riferimento alla tematica delle escort (secondo Bianchifiori era stato proprio il Ciarnò a riferirgli di aver ‘portato tramite la madre, Noemi al Presidente’)”.

Agli atti ci sono anche delle lettere del 2008, sequestrate dalle fiamme gialle nei mesi scorsi, alle quali però Berlusconi non avrebbe mai risposto. Nelle missive trovate dagli agenti dalle Fiamme Gialle, guidati da Cosimo di Gesù, Ciarnò invitava Berlusconi “a ‘risolvere i propri problemi alla Rai e del lavoro’ rammentandogli la sua ‘fedeltà’ e ‘amicizia’ quale quella dimostrata in occasione della ‘vicenda Noemi'”. Sequestrata anche una lettera inviata a tale Gianni “secondo gli operanti” Gianni Letta. Qui, scrive il gip, Ciarnò si mostrava “pronto a modificare quell’atteggiamento, ove non avesse ottenuto quanto da lui auspicato (la sua nomina a ‘Direttore della direzione produzione rai’ come espressamente richiesto in un’altra lettera inviata a ‘Gianni’)”. Poi il gip aggiunge: “Trattatasi di documentazione suscettibile di riscontrare le dichiarazioni rese da David Biancifiori anche se, ad avviso di quest’ultimo, quel ‘potere ricattatorio‘ non era stato mai esercitato dal Ciarnò”. Rispetto alle lettere, il pm non ha ravvisato nessuna ipotesi di reato nei confronti di Ciarnò.

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