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Primarie truccate, mistero sulla Libia e Stampubblica: in che paese viviamo?

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Niente in Italia è come sembra. E’ una verità evidente, basta superare un ostacolo: la propaganda. Molti giornali hanno il compito, quasi la loro ragion d’essere, di mascherare la realtà. La fusione Stampa-Repubblica? E’ una necessità del mercato. Le primarie del Pd? Sono sinonimo di democrazia. L’occupazione politica della Rai? Roba da gufi. L’Italia in guerra? Nessun ministro l’ha detto. Sono alcuni esempi di manipolazione, scientifica, della realtà. Se a praticarla sono quasi tutti i mezzi d’informazione, ne risente il tasso di democrazia del Paese. E’ un fatto.

l Primo Ministro Matteo Renzi in visita a Melfi presso gli stabilimenti FCA Portfolio LaPresse

 

La libertà e il pluralismo possono essere cancellati in molti modi, il più “onesto” è praticato in Turchia. Se il presidente Erdogan non sopporta gli editoriali e le inchieste di Zaman, la soluzione è “semplice”, la polizia fa irruzione nella sede del giornale, spara, cambia il direttore, esce il nuovo Zaman filogovernativo. Che ci vuole? In Italia, invece, è tutto più complicato, subdolo, ipocrita: una concentrazione editoriale che soffoca il mercato e riduce il pluralismo dell’informazione, è salutata con entusiasmo; i brogli nelle primarie, si finge di non vederli; siamo in guerra, ma non bisogna dirlo; in Rai non comanda Renzi, anche se l’ha occupata.

In che Paese viviamo? Quante falsità? Un extraterrestre, ignaro di fatti e situazioni e persone, penserebbe – a sentir alcuni – che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Poi leggerà Bismarck (“Non si mente mai così tanto come prima delle elezioni, durante la guerra e dopo la caccia”) e capirà che molti pensano alle elezioni, sono in guerra, praticano la caccia agli e-lettori, per compiacere l’azionista di riferimento. E’ stato sempre così, ma oggi la situazione è più pesante.

Alcuni giornali hanno nuovi padroni, in redazione e fuori. Sono esigenti. E cinici. Non rispettano niente, soprattutto la verità.

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