“Sono rimasto in silenzio quando la Corte si è espressa. Ma io non devo rispettare o accettare la sentenza. Voglio fare questa precisazione. Io non devo obbedire” alla Corte. Con queste parole il presidente turco Recep Tayyip Erdogan interviene sulla sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha considerato una violazione dei diritti umani la detenzione dei due giornalisti Can Dundar, direttore di Cumhuriyet, e Erdem Gul, capo dell’ufficio di Ankara, scarcerati il 26 febbraio.

Can Dundar e Erdem Gul sono stati arrestati nel novembre scorso dopo che il quotidiano aveva pubblicato un filmato in cui veniva mostrato il traffico di armi dalla Turchia alla Siria su camion protetti dai servizi segreti turchi. L’inchiesta era stata pubblicata alla vigilia delle elezioni turche del 7 giugno e forniva rivelazioni scottanti sull’interesse di Ankara ad armare una minoranza turcomanna, potenziale testa di ponte nel possibile “grande gioco” di una spartizione del territorio siriano.

La loro detenzione era stata condannata dalla comunità internazionale preoccupata per la libertà di stampa in Turchia. “Questo non ha niente a che fare con la libertà di stampa. Questo è un caso di spionaggio”, ha detto ribadito Erdogan, che dopo la pubblicazione dello scoop aveva accusato i suoi autori di “tradimento” promettendo che avrebbero pagato “un caro prezzo”. Nonostante la loro liberazione, i due giornalisti si trovano ad affrontare un processo che inizierà il 25 marzo e nel quale sono accusati di spionaggio, cospirazione contro l’autorità e collaborazione con il terrorismo. Rischiano una condanna all’ergastolo.

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