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‘Ndrangheta in Brianza, 9 arresti e 22 perquisizioni: “Sgominata cosca”

Le accuse sono traffico di stupefacenti, porto e detenzione di armi, tentato omicidio e lesioni personali. Tra gli arrestati tre appartenenti alla famiglia Cristello
‘Ndrangheta in Brianza, 9 arresti e 22 perquisizioni: “Sgominata cosca”
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Nove persone arrestate e ventidue perquisizioni sono state effettuate nell’ambito di un’operazione anti ‘ndrangheta scattata a partire dalle prime ore di lunedì mattina in Brianza. Le accuse sono traffico di stupefacenti, porto e detenzione di armi, tentato omicidio e lesioni personali. Il provvedimento è stato emesso dal gip di Milano e ha consentito di disarticolare “un’agguerrita struttura criminale organizzata, gravitante nell’ambito di una cosca di ‘ndrangheta della Brianza, con basi anche nella province di Milano, Como e Monza”. Tra gli arrestati anche membri della cosca dei Cristello, Domenica Cristello 50 anni e Emanuele e Simone Cristello, rispettivamente 20 e 21 anni. La famiglia era già decimata a seguito di due maxi operazioni antimafia che hanno riguardato la Lombardia nel 2010 e nel 2012. Le persone finite in manette lunedì erano dedite al traffico di droga a Seregno e Giussano, e a Mariano Comense. Approfittavano del loro cognome per intimorire gli avversari di spaccio e garantirsi il monopolio dello stupefacente in Brianza e nel capoluogo lombardo.

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Insieme ai Cristello è finito in manette anche Valeriano Siragusa, 40 anni, ritenuto il capo dell’organizzazione, nonché erede reggente della famiglia, designato dallo stesso Rocco Cristello, il boss trucidato con 20 colpi di pistola la sera del 27 marzo del 2008, davanti alla sua abitazione di Verano Brianza. Siragusa è registrato in un’intercettazione mentre ripete con forza “il capo sono io!“, sottolineando il suo ruolo per l’ennesima volta. 

Il movente dell’esecuzione dell”ndranghetista Rocco è riconducibile a contrasti interni tra le cosche Gallace e Novella, come raccontato dal boss pentito Antonio Belnome, arrestato a luglio 2010 a seguito dell’indagine “Crimine Infinito“, che portò in carcere 300 affiliati tra la Calabria e la Lombardia. Dall’indagine è emerso come la famiglia Cristello, a seguito dei danni economici subiti a causa dei processi a cui alcuni parenti e soci in affari sono stati sottoposti, si stessero nuovamente organizzando per prendere il predominio del territorio attraverso il mercato dello stupefacente. L’associazione criminale è stata in parte smantellata mentre gli affiliati erano impegnati a tutelare il patrimonio della cosca e a pianificare nuovi progetti redditizi.

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