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Mafia Capitale, no a rito abbreviato per ex dg di Ama Fiscon. Marino non c’è, in aula Sabella. La sentenza il 30 ottobre

L'ex direttore generale della municipalizzata sarà giudicato nel maxi-processo che inizierà il prossimo 5 novembre e vedrà alla sbarra 40 persone tra cui Carminati e Buzzi. Richiesta di rito abbreviato accolta invece dal gup per altre 4 persone. Papa Francesco: "La corruzione è un cancro che distrugge la società"
Mafia Capitale, no a rito abbreviato per ex dg di Ama Fiscon. Marino non c’è, in aula Sabella. La sentenza il 30 ottobre
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La prima sentenza su Mafia Capitale arriverà il 30 ottobre. E’ la data fissata dal gup del tribunale di Roma al termine di una lunga giornata durante la quale si è celebrata la prima udienza del processo Ama, uno dei tanti filoni dell’inchiesta che ha terremotato i palazzi della politica all’ombra del Campidoglio.

Il gup di Roma Anna Criscuolo ha respinto la richiesta dell’ex direttore generale dell’Ama, Giovanni Fiscon, di essere processato con rito abbreviato condizionato all’audizione di 26 testimoni. In seguito al provvedimento la posizione dell’ex dg di Ama sarà esaminata nell’ambito del maxiprocesso che inizierà il prossimo 5 novembre e vedrà alla sbarra 40 imputati tra cui Salvatore Buzzi e Massimo Carminati.

Fiscon, che ha trascorso più di vent’anni dentro l’azienda capitolina, è accusato di corruzione. Accolte invece le richieste di Emanuela Salvatori (ex responsabile del coordinamento per i nomadi), Emilio Gammuto (collaboratore di Salvatore Buzzi, braccio economico e operativo del sodalizio capeggiato da Massimo Carminati), Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, uomini vicini all’ex Nar. Via libera alla costituzione di parte civile anche per le associazioni anti mafia, Sos Imprese-Libera, Cittadinanza attiva e l’associazione Antonino Caponnetto.

Le “attenzioni” del presunto sodalizio criminale sulla municipalizzata dell’immondizia da parte del clan di Carminati e Buzzi rappresenta uno dei filoni più corposi dell’inchiesta che ha terremotato i palazzi della politica capitolina. Pressioni e corruzione dei funzionari pubblici per poter aggiudicarsi ricchissimi appalti in tema di smaltimento dei rifiuti. Il 26 ottobre, andrà alla sbarra per il secondo processo con rito abbreviato l’ex assessore comunale per le Politiche della casa di Roma, Daniele Ozzimo.

Il grande assente è stato il sindaco dimissionario Ignazio Marino che aveva annunciato la sua presenza. Il cambio di programma è arrivato dopo che lunedì il primo cittadino è stato ascoltato dai pm di Piazzale Clodio come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sulle presunte spese pazze. Per questo Marino ha preferito convocare una conferenza stampa in Protomoteca per ribadire la sua estraneità alle accuse. In aula, al suo posto si è presentato l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella, che ha annunciato: “Il Comune di Roma si è costituito parte civile”.

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“La costituzione di parte civile è fatta allo scopo di ottenere il risarcimento dei danni morali, materiali e funzionali, che sono quelli che mi premono di più perché sono le funzioni statutarie che Roma Capitale ha nei confronti dei propri cittadini”, ha spiegato Sabella, aggiungendo che “la costituzione di parte civile non è di Marino, ma di Roma Capitale, rappresentata dall’assessore alla Legalità delegato dal sindaco, quindi non è anomalo che lui non ci sia”. “Io potrei essere presente anche il 5 novembre prossimo – ha aggiunto – quando inizia il maxiprocesso, ma da privato cittadino. La cosa potrebbe incuriosirmi”.

Anche “il Pd romano si costituirà parte civile nel processo su Mafia capitale. A breve incontreremo nuovamente gli avvocati per ultimare gli atti, poi entro il 5 novembre depositeremo l’istanza”, ha detto Matteo Orfini, presidente del Partito Democratico, interrogato alla Camera. A chi gli domandava se sarà ascoltato al processo, in quanto commissario del partito a Roma, Orfini ha risposto: “Vedremo, se i magistrati lo ritengono necessario”.

Lontano dal tribunale e dalle vicende giudiziarie di piazzale Clodio, Papa Francesco ha preso posizione sulla corruzione, definendola in un tweet “un cancro che distrugge la società”.

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