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Padova, via i mediatori culturali dalle scuole. Bitonci: “Servono solo ai genitori”

Il sindaco ha cancellato l'accordo con le cooperative che mandavano gli interpreti nelle scuole: "Costava troppo. Per le famiglie faremo corsi gratuiti di italiano". Un'insegnante: "Non sappiamo come comunicare coi bambini"
Padova, via i mediatori culturali dalle scuole. Bitonci: “Servono solo ai genitori”
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Basta mediatori culturali nelle scuole di Padova: il sindaco Massimo Bitonci ha deciso di cancellare l’accordo con le cooperative del territorio che, per 100mila euro all’anno, fornivano le figure professionali, una sorta di interpreti, alle scuole con studenti immigrati tra i 6 e i 13 anni.

Per l’amministrazione non si tratta solo di risparmiare: “Abbiamo tagliato il progetto dei mediatori culturali nelle scuole, un progetto peraltro che in molte città nemmeno esiste – ha detto il primo cittadino – perché costava una somma molto importante e perché, abbiamo scoperto, in realtà non serviva tanto ai bambini quanto piuttosto ai loro genitori che non capiscono l’italiano”.

Sappiamo bene infatti – ha aggiunto Bitonci -, che i bambini hanno una capacità di apprendimento molto rapida, e che nel giro di poco tempo imparano la nostra lingua. Cosa diversa, invece, per le loro famiglie. Ma se il problema è questo, stiamo già organizzando alcuni corsi gratuiti per stranieri che desiderano apprendere l’italiano. Ripeto, una cosa del genere per i bambini, non serve a nulla. E non vedo perché dovremmo pagare un sacco di soldi per i loro genitori che non intendono imparare la lingua del Paese che li ospita“.

A Padova i ragazzi stranieri sono il 20% nelle scuole secondarie di primo grado, circa 1000 bambini, e il 40%, circa 335, nelle scuole dell’infanzia comunali. Famoso il caso della scuola “Quadrifoglio” del quartiere Arcella dove, in una classe, c’era un solo studente italiano. Secondo le statistiche del Comune, però,  gli studenti cosiddetti “lingua zero”, che non conoscono  l’italiano, sono sempre meno, perchè la maggior parte sono immigrati di seconda o terza generazione.

“Non sappiamo nemmeno come comunicare con questi bambini – ha spiegato Mirella Vonghia, insegnante della “Quadrifoglio”, al Corriere del Veneto – pochi giorni fa ci è arrivato un bimbo marocchino che parlava solo arabo e uno che parlava solo cinese. Che cosa possiamo fare? Anche semplicemente presentarsi diventa un’impresa. Figurarsi poi insegnare o parlare con i loro genitori”.

Neanche i sindacati sono convinti della scelta del Comune: “Quella del mediatore è una figura fondamentale – ha detto al quotidiano Antonio Pantano, Flc-Cgil – questa decisione ci sconcerta. Si tratta di figure che servono agli studenti, ma anche alle loro famiglie e in ultima analisi anche a noi per favorire l’integrazione e non penalizzare l’insegnamento”.

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