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Mondiale rugby, 43mila km in bicicletta per vedere perdere gli Springboks (FOTO)

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Quando due anni fa salì in sella alla sua bicicletta, Ron Rutland, ex bancario sudafricano, non avrebbe mai pensato che la fine del suo viaggio coincidesse con un altrettanto bizzarro e alquanto inusuale risultato di una partita di Coppa del Mondo.

Rutland, partito ufficialmente nell’aprile 2013 da Città del Capo, aveva attraversato gran parte dell’Africa, sino a pedalare in alcuni paesi europei, prima di raggiungere l’Inghilterra, patria della palla ovale. Un lungo viaggio fatto di ben 43 mila chilometri macinati sull’asfalto e conclusi davanti alle mura del Comunity Stadium di Brighton, per il match inaugurale del suo Sudafrica.

Nonostante ciò, dopo tutta questa strada percorsa la partita di sabato degli Springboks contro il Giappone, si è rivelata tutt’altro che una discesa, piuttosto un vero e proprio calvario. In vantaggio nel primo tempo, i sudafricani hanno poi ceduto davanti al ritmo e alla tenacia di un Giappone mai domo. A tempo praticamente scaduto la squadra giapponese ha trovato la meta della vittoria per il 34 a 32 finale. E pensare che Ron, felice e soddisfatto dell’impresa appena compiuta, si era messo persino in posa per la foto di rito sui Social, prima del kick-off dell’incontro. Eppure i nipponici, che non vincevano una partita in un Mondiale da 24 anni, hanno fatto la parte dei leoni e, da squadra numero 13 nel ranking, hanno battuto la numero 3.

“Questo risultato mi ha distrutto, a tratti mi è sembrato tutto così irreale”, le prime parole di Ron dopo la clamorosa sconfitta. Ma da buon rugbista che si rispetti, il ciclista quarantunenne ha saputo cogliere comunque il lato positivo di quest’avventura, malgrado l’amaro epilogo: “Inizialmente, essendo tifosissimo della mia Nazionale, mi sono sentito crollare, ma poi mi sono reso conto che è stato comunque un privilegio esser presente a un incontro della mia squadra del cuore” ha raccontato.

Al di là dell’obiettivo sportivo, la cavalcata di Ron Rutland, ha avuto anche uno scopo benefico: la raccolta di fondi per la Laureus Foundation, associazione nata poco prima della morte di una cara amica del sudafricano, alla quale era stato diagnosticato un tumore risultato poi fatale. E ora dopo questa batosta sportiva il tifoso-ciclista sta pianificando di andare a vedere tutte le altre partite della sua amata Nazionale, sempre in sella alla sua bicicletta. Tutto questo con un unico sogno: “Svegliarsi il 1 novembre con il Sud Africa campione del mondo e poter ripensare alla sconfitta contro il Giappone un sorriso sarcastico sul volto”.

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