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Roma: la mummia di Ponte di Nona

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Una donna di 63 anni è morta 22 mesi fa, a novembre del 2013, nel suo appartamento di 40 mq al quarto piano di un palazzo in via Francesco Caltagirone, a Ponte di Nona, e fino a ieri non se n’è accorto nessuno. O meglio, qualcuno di qualcosa si è accorto, perché se le anime non lasciano fastidiosi residui e le puoi dimenticare in un soffio, i corpi hanno questa fastidiosa abitudine di non dissolversi nel nulla e di costringerci a fare i conti con la realtà che rimane: così, Maria Carmela Privitera, ex insegnante della scuola media Moscati, in pensione dal 2007, donna dalla salute cagionevole e dall’indole solitaria, che in vita non dava noia a nessuno, da morta ha cominciato a decomporsi e a puzzare.

A differenza della vita che ha trovato mille stratagemmi per rendersi asettica, la morte non è riuscita nell’impresa e porta con sé umori e sbavature che attentano ancora all’imperturbabile apatia collettiva. L’odore è uno dei pochi che riesce a scavalcare il muro chiodato della noncuranza: così i vicini di casa di Maria Carmela, per ordine delle loro papille olfattive, hanno sollecitato l’intervento delle autorità affinché venissero ad accertare l’origine di quell’odore mefitico che alterava la quiete condominiale. Niente da fare, nessuno si è preso la briga di buttare giù la porta dell’interno 17.

E allora, a mali estremi estremi rimedi, i dirimpettai hanno deciso, senza porsi troppi dilemmi esistenziali, di sigillare l’uscio con lo scotch. Occultamento involontario di cadavere per legittima difesa dell’aere condominiale. Avendo murato dentro il fetore e ripristinato così la quiete pubblica, il condominio di via Caltagirone ha serenamente rimosso la signora del quarto piano che, con le stampelle e la tuta blu, vedevano spesso scendere al primo piano dal suo medico di base per prendere le ricette. Il medico stesso non ha avuto in due anni il tempo o la voglia di domandarsi che fine avesse fatto quella malandata paziente del piano di sopra.

Il destino di Maria Carmela sarebbe stato dunque quello di mummificarsi, senza neanche l’ausilio di una piramide a scenografare il tutto, se non fosse stato per l’unica leva che move sempre il sole e l’altre stelle: i soldi. E’ stato infatti il proprietario dell’appartamento a chiamare l’ufficiale giudiziario perché sfrattasse la donna ormai morosa da quasi due anni; ed è stato, ironia della sorte, proprio quest’ultimo assieme ad un fabbro a salvare la mummia di Ponte di Nona dall’oblio eterno. L’ex preside della scuola in cui la signora Privitera insegnava ha detto di lei: “Era una donna che aveva paura di tutto”. A guardare questa storia e il mondo che ne è protagonista come darle torto.

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