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Pensioni anticipate per genitori di disabili gravi: se trent’anni vi sembrano pochi

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La qualità della maggioranza presente in questo Parlamento di nominati ha dato ancora una volta prova di quanto sia scadente e lontana dai bisogni delle persone con disabilità.

Questa volta il tema posto all’attenzione del Senato della Repubblica era quello della possibilità per un genitore di un disabile grave, dopo aver versato trent’anni di contributi, di andare in pensione per poter assistere il proprio figlio. Trent’anni di contributi ed un figlio disabile grave non sono evidentemente stati due motivi sufficienti a convincere questi strenui difensori del rigore finanziario a ritenere necessario ed urgente un provvedimento simile.

Potrei addentrarmi nella descrizione di una giornata che i genitori di un disabile non autosufficiente al 100% trascorrono o potrei anche ricordare agli smemorati elettori che gli annunciati tagli alle tasse si traducono in Italia sempre più in una riduzione dei servizi alle persone più fragili.

La bocciatura dell’emendamento presentato il 15 luglio al ddl pensioni dalla senatrice Laura Bignami racconta e spiega più di tante parole la distanza abissale tra un Parlamento di ignavi e i cittadini che vivono immersi nelle fatiche quotidiane.

La incapacità da parte del governo Renzi ad affrontare un tema così serio che avrebbe bisogno di una copertura economica irrisoria se paragonata ad esempio al programma di acquisto dei fantastici aerei da guerra F-35 provoca sempre di più la sensazione che con i disabili questo governo abbia una perfetta identità con l’ultimo governo Berlusconi.

Piaccia o meno le scelte sono quelle che sostanziano e caratterizzano la politica. La scelta di ritenere insufficiente per la pensione trenta anni di contributi versati con un figlio disabile grave da accudire tutta la vita sostanzia e caratterizza questa maggioranza di governo. Il rigore germanico si deve essere incarnato alla perfezione dai 120 senatori che hanno ritenuto uno spreco “agevolare” le famiglie dei disabili gravi.

Peccato che in Germania nessuno di loro siederebbe su quello scranno a decidere cosa è giusto per una famiglia con un figlio disabile. Peccato.

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