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Reato di tortura, l’Italia ha bisogno di uno strumento per distinguere i buoni dai cattivi

Reato di tortura, l’Italia ha bisogno di uno strumento per distinguere i buoni dai cattivi
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“Il partito dell’Antipolizia e degli allergici alle divise sta tentando, da tempo, un vero e proprio colpo di mano contro le Forze dell’Ordine e contro chi ogni giorno garantisce la sicurezza dei cittadini attraverso l’introduzione del reato di tortura e dei codici alfanumerici, un combinato disposto che avrebbe effetti devastanti nella quotidiana attività di polizia e che esporrebbe tutti noi a rischi incalcolabili per quel che riguarda la nostra incolumità, il nostro agire nel rispetto delle regole e soprattutto la nostra tranquillità”.

Così si legge in prima pagina del sito del Sap, il Sindacato Autonomo di Polizia, che oggi ha manifestato davanti a Palazzo Chigi per protestare contro il disegno di legge che introdurrebbe la tortura quale reato del nostro codice penale.

Io non faccio parte del partito dell’Antipolizia né sono allergica alle forze dell’ordine, tra le quali ci sono tantissime brave persone che fanno il proprio lavoro con onestà e professionalità. E proprio per questo mi batto da anni affinché l’Italia si adegui a quegli standard internazionali che prescrivono che la tortura sia un delitto a sé, non riducibile ad altre fattispecie meno delineate. Poiché credo che le brave persone che indossano una divisa siano tutelate da uno strumento giuridico capace di distinguere tra loro e quei poliziotti che brave persone non sono.

Perché esistono anche loro. Questo lo abbiamo imparato al di là di ogni ragionevole dubbio. E se i sindacalisti del Sap lo vogliono negare, allora sono in malafede. Per rispetto delle vittime e della democrazia alla quale apparteniamo tutti noi, quel che è accaduto nel 2001 a Genova all’interno della scuola Diaz non può essere trattato con superficialità. E meno male che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ce lo ha di recente prepotentemente ricordato, checché ne dica Salvini che apre bocca solo quando c’è una telecamera nel giro di un chilometro quadrato e ha bisogno di stupidaggini a tinte forti per far girare gli obiettivi verso di lui.

Che la tortura sia subito un reato anche da noi, come lo è nel resto del mondo. I poliziotti onesti, quelle migliaia di poliziotti onesti che stanno zitti e non vanno a manifestare insieme al Sap, se ne rallegreranno.

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