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Discarica di Bussi, cinque domande a Matteo Renzi

Discarica di Bussi, cinque domande a Matteo Renzi
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Sono stati assolti a dicembre i 19 imputati del processo per la discarica di Bussi sul Tirino (Pescara), ex dirigenti ed ex tecnici Edison accusati di aver smaltito tonnellate di rifiuti chimici. Pesano le pressioni riferite da alcuni giudici popolari, che sarebbero stati spinti ad assolvere per l’avvelenamento delle acque e a derubricare il disastro ambientale in colposo dichiarandolo prescritto.
Dopo le rivelazioni del Fatto Quotidiano, indagano i pm di Campobasso e il Csm.

Ma c’è dell’altro. Ieri il Fatto ha documentato che l’Avvocatura dello Stato aveva predisposto gli atti per chiedere in sede civile i danni alla Edison: un miliardo e 103 miloni di euro. Ma l’atto di citazione, pronto nel marzo 2014, non è mai stato depositato. Perché? Quale ruolo ha avuto Palazzo Chigi dal quale l’Avvocatura dipende? M5s e Sel annunciano interrogazioni parlamentari. 

Noi abbiamo fatto cinque domande al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Da Palazzo Chigi dicono che ci risponderà e ci permettiamo di ricordarglielo.

1. Lei sapeva che l’Avvocatura dello Stato aveva già pronta la citazione in sede civile per chiedere 1,1 miliardi di risarcimento per i danni ambientali creati con la discarica di Bussi?

2. Autorizzò l’avvocatura dello Stato o fu messo a conoscenza, direttamente o indirettamente, della scelta di soprassedere?

3. Era a conoscenza che il Suo consigliere economico Marco Fortis, da Lei scelto a ottobre, era nel cda oltre che di Edison anche della Ausimont, ovvero la società sotto processo – proprio in quel momento – per avvelenamento e disastro ambientale nel sito di Bussi?

4. È una scelta che rifarebbe o che intende modificare?

5. Che farà per la citazione contro Edison?

Il Fatto Quotidiano, 24 giugno 2015

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