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Bufale: le dita mozzate dagli squadristi

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Notizie che non lo erano, questo il titolo dell’ultimo e utilissimo libro dedicato da Luca Sofri alle cosiddette “bufale” notizie false, spesso inventate e, in molti casi, mai smentite. Quando abbiamo letto del giovane rumeno al quale tre squadristi romani hanno mozzato due dita, ci siamo augurati di aver letto una bufala, una notizia taroccata, o quanto meno una ricostruzione imprecisa.

Purtroppo, sino ad oggi, non sono arrivate apprezzabili smentite né dai cronisti, né soprattutto dagli inquirenti. Resta così la notizia di un giovane rumeno aggredito in un bar perché non avrebbe lasciato la precedenza a tre giovani, identificati come militanti dell’estrema destra. A questo punto su di lui si è abbattuta la furia, una violenza cieca e bestiale, fatta di bottigliate e di due dita mozzate.

Non è mancato chi ha provato a collegare questi episodi ai campi rom, ai problemi di ordine pubblico, alla morte di una giovane travolta dall’auto sulla via Boccea, alle tensioni quotidiane nelle periferie di Roma.

Guai, tuttavia, a fornire alibi di questa e di qualsiasi altra natura. Nulla può giustificare episodi simili, chi oggi mozza le mani ad un giovane rumeno, domani potrà tagliare la gola a chiunque incarnasse una diversità sia esso rom, ebreo, omosessuale, oppositore; i lager ospitavano costoro, eterni nemici dei nazisti di ogni tempo e stagione.

Non a caso gli autori di questi assalti, oppure quelli che in Tv chiedono di mettere al rogo i bambini rom, sono fatti della stessa pasta ed indossano divise analoghe, in Italia, in Grecia, in Germania, nell’est europeo. I drammatici temi della immigrazione e della sicurezza non possono essere ignorati e guai a sottovalutarli, ma, allo stesso tempo, non possono e non debbono essere concessi alibi di alcuna natura ai nuovi squadristi e a chi, politicamente, alimenta l’industria dell’odio per lucrare consensi.

Spetta allo Stato, qui e ora, stroncare questi rigurgiti, magari spetta anche alle forze sociali e politiche più avvertite (da quelle di ispirazione cattolica al Pd, dai 5 stelle alla sinistra sindacale e radicale, dai liberali ai conservatori non razzisti), realizzare una convergenza sui valori minimi della convivenza  civile.

Nei mesi scorsi lo scrittore Erri De Luca è stato accusato di essere il mandante morale delle molotov scagliate contro gli impianti dell’alta velocità, sostenendo lo stretto legame che esisterebbe tra i suoi scritti e alcuni episodi di violenza. Se lo stesso sciagurato teorema dovesse essere esteso, perché non stabilire un nesso tra chi aizza odio e razzismo e chi mozza le dita, prova a bruciare i campi rom, o invoca le bombe contro chi scappa dalla fame, dal terrore, dai tagliagole dell’Isis? Per altro De Luca, scrittore di fama internazionale, non ha mai preteso di essere un rappresentante delle istituzioni.

Chi invece, quotidianamente e a reti unificate, semina odio e istiga alla violenza, lo fa sotto le bandiere della più assoluta immunità.

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