Il caso spinoso dei due inviati di Striscia licenziati in tronco e in diretta tv. Una storia tra il serio (poco) e il faceto (tanto). Noi l’abbiamo vista così…

Riccardo Marra

Belandi! Mica c’è da ridere! O forse sì? Intendo nella querelle tra Striscia la Notizia e la coppia d’inviati Fabio e Mingo. La storia è ormai nota: i due originali reporter sono stati sospesi perché avrebbero falsificato un’inchiesta. L’avrebbero architettata “a tavolino” pur di andare in onda: una bufalona, insomma. Ma allora cosa c’è di ilare? Beh, che tutto il bailamme sia stato raccontato in onda da Striscia proprio come uno dei suoi scoop e nella cornice coloratissima e carnascialesca del suo studio (tra veline, cagnolini, effetti sonori e applausi posticci). È il Gabibbo in persona che punta il dito contro Fabio&Mingo, accusandoli con tanto di voce in genovese e ondulati movimenti del suo sederone di feltro rosso. Cioè, il titolo della storia è “il Gabibbo vs Fabio&Mingo” e no… non ci provare a negare che ti è scappato un risolino e che hai associato la vicenda a qualcosa di fumettistico. Voglio dire: che entità è il Gabibbo? E Fabio e Mingo non ce l’hanno un cognome? Per Striscia no, ma per la Procura di Bari – che sta indagando F&M per simulazione di reato – sì, eccome! E allora Fabio&Mingo in calzamaglia in fuga dai cattivoni come Batman e Robin. «CRUNCH!» pugno tonante, «BOFF» zompo felino,  «POWIE!» calcione alla porta. E via, tutto gas alla FabMobile.

Davide Venturi

Sì, una risata mi è scappata. E per un attimo mi sono domandato quanti ridevano (forse pochi) e quanti pendevano dalla bocca e dalle movenze di un pupazzone rosso che segue un’inchiesta (probabilmente molti). Forse quella risata è frutto dell’incredulo di chi ancora non vuole abituarsi a tutto questo. E la domanda vien da sé. Perché il frullatore televisivo ha reso insapore due ingredienti dai gusti gradevolissimi come l’inchiesta da una parte e l’intrattenimento dall’altro? Forse come col tonno, quello in scatola e sott’olio, ci siamo abituati al suo sapore dimenticandoci dell’originale, quello fresco. Ma di cosa si dovrebbe stupire lo spettatore italiano se le inchieste in tv si sono ridotte in termini di investimento e di spazio? Non certo di nani, ballerini e pupazzi di feltro rosso che coprono quello spazio facendo, a loro modo, il lavoro dei giornalisti! E allora, dobbiamo vivere nell’attesa di un grissino (nemico storico della scatoletta di tonno di una pubblicità anni Ottanta) capace di dividere l’intrattenimento dall’inchiesta, e accontentarci (e forse ringraziare) il Gabibbo capace di essere showpuppet e giornalista d’assalto in un unico format(o). Ma con un effetto finale alla Gaber: due miserie in un corpo solo.

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