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Blocco delle pensioni: perché i politici non pagano i danni delle leggi incostituzionali?

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Il presidente del Consiglio ed il suo governo ci hanno ripetuto come un mantra, e per mesi, che i giudici devono pagare, quando sbagliano. Che è giusto così. Che chi sbaglia paga.

Poco importa che abbiano omesso di dire che una legge già esisteva, che chi chiede i danni al giudice nel corso del processo (con la nuova legge) avrebbe potuto liberarsi facilmente del giudice “scomodo” o che (come ha detto la Cassazione) sarebbe stato giudicato da un giudice…cui si sono chiesti i danni (con buona pace dell’imparzialità): la legge è stata fatta lo stesso.

Ora, però, lo stesso principio Renzi non può non applicarlo ai “suoi” politici. Mi riferisco alle leggi dichiarate incostituzionali e che hanno danneggiato tanti cittadini. Si guardi alla recente pronuncia della Corte Costituzionale sul blocco delle pensioni.

Si può davvero dubitare del fatto che chi ha subito gli effetti devastanti del blocco delle pensioni non abbia subito anche un danno?

E che questo danno non sia solo economico: a quante cose, esperienze, attività realizzatrici della persona hanno dovuto rinunciare le vittime di una legge ormai consacrata come incostituzionale?

Per coerenza adesso non dovrebbero essere i politici (il governo? La maggioranza? I politici che hanno votato a favore?) a risarcire i danni ai cittadini? Ma parole di questo tenore – che ritengo coerenti e scontate dopo la campagna di Renzi sulla responsabilità dei giudici – non le abbiamo ancora sentite.

Chi sbaglia ad applicare le leggi (i giudici) deve pagare. Ma anche chi sbaglia a farle, le leggi, non dovrebbe pagare?

O, forse, la legge sulla responsabilità dei giudici serviva anche ad altro?

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