“Perché non è stato scelto Romano Prodi come negoziatore sulla Libia? Le Nazioni Unite hanno scelto Bernardino Leon, sulla base del presupposto che era meglio non scegliere un ex premier che aveva avuto forti rapporti con Gheddafi”. Matteo Renzi chiude così la polemica con il professore sul ruolo di mediatore che sarebbe stato prima promesso e poi mai appoggiato. Ma apre un nuovo fronte contro l’ex presidente del Consiglio. Nei giorni scorsi proprio Prodi era stato protagonista di alcune critiche al modello Renzi, così come l’altro ex leader spodestato Enrico Letta. “Hanno due libri in uscita”, ha ribattuto il segretario Pd intervistato nel salotto tv di “Otto e mezzo”, “al primo dico che più che rifare l’Ulivo io voglio rifare l’Italia, mentre rispetto il parere del secondo anche se io avrei usato altre espressioni”.

Renzi però in diretta tv non ha solo risposto alle critiche della minoranza Pd, ma ha anche ripetuto il suo ultimatum sulla legge elettorale. “Se l’Italicum non passa”, ha detto, “il governo cade. Se il governo, nato per fare le cose, viene messo sotto, allora vuol dire che i parlamentari dicono: ‘andate a casa’. Non sono per tenere la poltrona aggrappata alle terga”. Un ragionamento che vuole spiazzare quanti, nella minoranza del Pd e tra i partiti piccoli della maggioranza di governo, puntano ad uno sgambetto sull’Italicum presupponendo che Renzi non voglia le urne con il Consultellum, l’attuale sistema elettorale che è un proporzionale puro.

Sul versante interno al Partito democratico, Renzi punta a recuperare l’intera Area Riformista, la componente che fa capo a Roberto Speranza, una parte della quale sì è già pronunciata per un voto favorevole all’Italicum, come ha oggi detto Dario Ginefra. Renzi ha parlato con Speranza invitandolo a ritirare le dimissioni e a votare per l’Italicum, dopo che la maggioranza del gruppo si è espressa in tal senso. Area Riformista raccoglie 85 deputati, e un suo completo schieramento a favore della riforma renderebbe ininfluenti i voti in dissenso degli irriducibili (Pippo Civati, Stefano Fassina, Alfredo D’Attorre, ecc).

Quanto alla fiducia in senso vero e proprio da porre in Parlamento, Renzi ha detto che su di essa si deciderà martedì 28 aprile. Intanto, tenere alta la tensione ci hanno pensato il blog di Beppe Grillo ed Enrico Letta. Il primo ha ospitato un post del professor Aldo Giannuli, che ha parlato di “colpo di Stato” chiedendo l’intervento del presidente Sergio Mattarella. Enrico Letta ha invece ribadito le proprie perplessità, non tanto sul merito della legge, ma sul fatto che l’Italicum sia approvato “con la contrarietà di tutte le opposizioni, esterne e addirittura anche interne” al Pd. E, appunto, con una manciata di voti oltre la maggioranza semplice. Prima il ministro Maria Elena Boschi ha replicato sottolineando che le riforme si erano “completamente fermate” con il governo Letta, mentre l’esecutivo di Renzi ha avuto “la forza di superare questa fase di blocco totale”; poi lo stesso Renzi è intervenuto e sul problema di una eventuale approvazione della legge con una maggioranza risicata ha ribadito: “Se passa offro da bere, sono anni che non passa la riforma della legge elettorale”.

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