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Orfini, il Vangelo secondo Matteo

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Il destino di Matteo Orfini era probabilmente già scritto nel suo nome di battesimo. E, si sa, nessuno sfugge alla propria sorte. Eppure il povero Orfini le ha tentate proprio tutte per non cadere in tentazione: neanche l’autoesilio di gioventù in terra turca lo ha salvato dai raggi del Matteo in capital letter.

Illuminato sulla via della presidenza del partito, l’ex giovane turco ha finalmente trovato il bandolo della matassa nella locuzione latina “nomen omen”. Da quel momento il ritorno dalla Turchia è stato definitivo: l’anima inquieta della dissidenza ha lasciato il posto ad un cheto torpore di governo, e Matteo il piccolo, al caldo dell’alcova renziana, ha attaccato il cappello al chiodo. A quel punto, Matteo il grande, da buon sovrano qual è, per premiarlo della sua silenziosa fedeltà, lo ha nominato Commissario del Pd di Roma, affinché in memoria dei vecchi tempi potesse ancora alzare la voce da qualche parte. Con parsimonia. Orfini, però, deve averci preso gusto e per un momento deve essersi dimenticato del suo patto col diavoletto fiorentino. Così, ieri, ha lanciato in rete un roboante cinguettio: “Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica“.

E a quel punto la domanda è subito sorta spontanea: come si è potuta verificare una simile vergogna? De Gennaro si è autonominato presidente? Ahimè no. Matteino, preso dalla foga, deve essersi dimenticato che a confermare Gianni De Gennaro alla presidenza di Finmeccanica è stato proprio il suo omonimo benefattore. Perché se non si tratta di amnesia, dobbiamo dedurre che l’ammansito Orfini abbia un rigurgito dissidente e stia mettendo in dubbio il Vangelo renziano. Ma no…che pensiero impudente…dev’essersi senz’altro trattato di un’amnesia.

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