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I Matteo-twittatori della supercazzola

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Le parole della sottosegretaria ai Beni Culturali Francesca Barracciu, lanciata a bomba contro il giustizialismo del gufo Alessandro Gassmann, risuonano ancora vivide: “chiarirò tutto a fondo. lei intanto che impara fare l’attore, può evitare far pagare biglietto cinema per i suoi “film”? grazie” (refusi e minuscole sono testuali).

I renziani, di tali perle, sono assai generosi. Anzitutto su Twitter. Ci vivono. E’ il loro parco giochi preferito, forse perché in 140 caratteri la labilità di contenuto si maschera meglio. Anche per questo, nello stagno virtuale dei cinguettii ad minchiam, pascolano liberi tanti paladini del pensiero debole, da Gasparri alla Santanchè, che ieri ha scritto: “Che origini hanno i piloti dell’autobus caduto???” (forse l’autobus le è caduto sul cervello, e i risultati un po’ si avvertono). Lo stesso Renzi, del resto, parla per tweet anche quando blatera mezzora: “L’Italia è il paese dove il domani arriva prima”, “L’industria della lagna non porta soldi”. E poi gli hashtag: #cambiareverso, #lavoltabuona, #comefosseantani (l’ultimo, purtroppo, è apocrifo). Se il ducetto detta la linea, usando Twitter anche per scomunicare i giornalisti infedeli, i pretoriani renziani si adeguano. Diffondendo nel web il verbo del nulla. Ascoltiamoli.

Pina e il dramma dei retweet. Povera Picierno. Sono lontani i tempi in cui viveva in tivù e sbagliava tutto, regalando alle masse prognatismi fieri e credibilità impalpabili. Ora fa la parlamentare europea, ha un sacco di tempo libero e aspetta un figlio da Nicodemo (non è una battuta). In altre parole: non se la fila più nessuno. Così, su Twitter, tra citazioni sbilenche dei Promessi Sposi e gioie incontenibili per l’emendamento sull’“aumento pene”, si limita perlopiù a retwettare spacci favolistici di regime: “un premio al governo Italiano per l’equilibrio di#genere nella rappresentanza politica”, “Smantellata cellula legata all’Isis, la macchina della sicurezza italiana funziona”, “Buone notizie per giornalisti e lettori: via libera del Tribunale alla riapertura dell’Unità! Anche questa è #lavoltabuona”, “In un Paese che riparte si aprono nuove scuole. Quella di Giussago, è bellissima. #labuonascuola parte anche da qui”. Una volta retwitta Luca Lotti, quell’altra Francesco Bonifazi. Due giorni fa era così sola che ha retwettato persino Valeria Fedeli: Salvate Pina Dolce Forno dall’oblio.

La solitudine dell’hooligan Nicodemo. Un’altra vittima del trionfo renziano. Quando era solo un attivista arrivista, un giorno civatiano e l’altro renziano, Francesco Nicodemo (che aspetta un figlio da Pina Picierno, e non è una battuta) si ergeva a hooligan che insultava tutti i detrattori. Per questi alti meriti democratici, Renzi lo ha scelto come responsabile della comunicazione a Palazzo Chigi. L’incarico ha avuto effetti devastanti sulla vivacità social di Nicodemo. Non aveva nulla da dire anche prima, però almeno i suoi tweet non mancavano di spigoli e colore. Oggi, macchè: una noia istituzionale mortale. “Progetti per il futuro: smettere di sorprendersi per la straordinaria normalità di Napoli #sipuòfare”. Yeowwn.

Il calcio e Orfini. Ex dalemiano, ex turco e giovane mai stato giovane, Orfini bighellona su Twitter per dare consigli a Inzaghi. Il tecnico del Milan lo ascolta e i risultati si vedono. Talora parla di politica e sa farci sognare: “Il Pd si sta caricando sulle spalle una sfida enorme, far tornare Roma ad essere l’orgoglio del paese”. Oppure: “Dispiace che dirigenti importanti per la storia della sinistra usino toni degni di una rissa da bar. Così si offende la nostra comunità”. Ovviamente parla di quei “dirigenti importanti” senza i quali uno come Orfini, oggi, farebbe al massimo la controfigura di Fabris in Compagni di scuola.

Pesci piccoli (cioè ancora più piccoli). Su Twitter sgomitano anche le seconde linee, chiamate solitamente in tivù per sostituire le Moretti e Bonafè quando loro hanno impegni. Breve carrellata. Giuditta Pini (che su Twitter si firma “piccolapini”): “In treno di ritorno da Bologna una signora si siede e mi chiede: “perché il treno è così pieno?” (le grandi domande della vita). Ivan Scalfarotto: “La Camera approva la #riformacostituzionale. È proprio #lavoltabuona”. Davide Faraone: “La #labuonascuola abbatte muro che separa i giovani dal loro futuro”. Francesca Puglisi: “E tra un intervento e l’altro su #labuonascuola 0-6 anni , lettura di poesie di Gianni Rodari e Bruno Tognolini”. Lia Quartapelle: “Stamattina mi sento#voltoumano” (mo’ me lo segno). Stefano Bonaccini: “Dopo tre ore a @RaiBallaro ancora vivo e lotto insieme a voi” (e uno sticazzi ce lo mettiamo?). Anna Ascani: “Per me c’è una parola sola per definire la primavera: ALLERGIA” (chiara citazione di Marx, o forse Engels). Eccetera. Ma il maestro resta lui. Tutti lo omaggiano, riveriscono, retwittano. E’ lui, è Renzi. Il maestro della politica-hashtag: “L’Italia sta davvero cambiando verso. Adesso dobbiamo accelerare. Guai dunque a sedersi”. E via così: dire tutto per non dire niente. Cambiare tutto per non cambiare niente. E una supercazzola ci seppellirà.

Il Fatto Quotidiano, 27 Marzo 2015

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