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Incentivi auto, ora piacciono anche a Fca. La strana retromarcia della coppia Sergio-Alfredo

Incentivi auto, ora piacciono anche a Fca. La strana retromarcia della coppia Sergio-Alfredo
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Se prima erano la ‘peste’ del libero mercato, ora potrebbero servire a (ri)dare fiato alle reti, sfiancate e decimate da un lustro di crisi – meno 20% il numero di mandati dal 2010 (3500) ad oggi (2800). “Abbiamo vissuto senza, e potremmo farne ancora a meno…” dice Sergio (Marchionne) alla esperta platea riunita a Ginevra per l’annuale Salon International de L’Auto, ma Alfredo (Altavilla) ha le sue ragioni per chiedere gli incentivi, sarebbero una boccata d’ossigeno per i concessionari”.

Ma come? Prima lasciamo che il mercato faccia il suo lavoro, lasci ‘spurgare’ dall’ubriacatura dei 2,5 milioni di vendite annue e poi torniamo alle vecchia ‘rottamazione di Stato‘? Al di là degli equilibrismi tra liberismo ed interventismo, che la verità stia come sempre nel sano pragmatismo del Sergio d’America?

Gli incentivi servono quando hai un prodotto in domanda, altrimenti rischi di perder quota. E Fiat con la 500X finalmente ha un buon modello, forse un tantino caro, e con un concorrente in casa, Jeep Renegade. E allora, cosa di meglio di un incentivo statale per vendere di più abbassando il prezzo ma mantenendo inalterato il profitto?

E la Jeep? Quella conviene esportarla, soprattutto con l’euro ai minimi storici (“Ad averne di più! il mercato americano ne ha fame…”). E il mercato? “Ci sono momenti in cui va aiutato”. Con buona pace di quei 700 concessionari che non ce l’hanno fatta ad aspettare.

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