“Ho la sensazione che tu non voglia discepoli perché non stai cercando di indottrinare la gente. Non stai formulando una dottrina di pensiero. Semmai stai cercando di destare la curiosità degli studenti e di fornire loro i mezzi con cui potranno sviluppare la loro curiosità. È quello che cerco di fare, in certo qual modo, ogni giorno”.

È uno stralcio del dialogo serrato tra il pianista e il direttore d’orchestra argentino-israeliano Daniel Barenboim e l’anglista e intellettuale palestinese Edward W. Said che compone l’intelligente confronto tra i due nel libro Paralleli e paradossi. Pensieri sulla musica, la politica e la società (pubblicato in Italia da il Saggiatore, tradotto da Piero Budinich, a cura e con la prefazione di Ara Guzelimian e con uno scritto di Claudio Abbado), un testo che in questi tempi di isterica e stupida voglia di scontro di civiltà tanti farebbero bene a leggere.

cop (1)Persino la più astratta delle arti si vena di risonanze politiche quando a parlarne sono un intellettuale di origine palestinese e un figlio della diaspora ebraica. Il critico e il direttore d’orchestra usano la metafora della musica per confrontarsi sul significato civile dell’arte, sul valore formativo dell’ascolto dei grandi compositori, sui parallelismi tra arte del suono e arte della parola. Dall’intreccio di riflessioni del musicista dilettante e del musicista di fama internazionale prende forma una visione complessa dell’universo sonoro. Luogo irreale ed effimero che si anima per la breve durata delle note, la musica vive sospesa tra due dimensioni: soggetta alle regole della fisica, costruita su precisi rapporti matematici, è al tempo stesso capace di esprimere sentimenti e ideali con un’intensità che l’immagine e la parola raramente attingono.

Il tentativo di venire a capo di questo paradosso è l’occasione per riflettere sul significato politico dell’opera di Beethoven, sulla lezione di Furtwängler, sul magistero di Toscanini, sulle difficoltà morali di un direttore d’orchestra ebreo innamorato di Wagner. Proprio la scelta di Barenboim di dirigere le opere wagneriane a Bayreuth, il tempio della musica ariana, diventa l’esempio di come l’arte abbia il potere di superar odi e divisioni, e che uno dei suoi compiti è indicare ai popoli un futuro di convivenza possibile.

Guarda che se ti annoio me lo puoi dire, le storie dei vecchi pesano, e magari tu non hai voglia di caricarti la schiena. Ma forse nemmeno mi stai ascoltando, tutto preso come sei a battere il tuo uno, uno-due sopra il volante. Che oltre agli zoccoli delle vacche nel fienile, mi ricorda i colpi dati alle biglie, quando con la spinta di due dita tentavo il lancio dritto in buca”.

Gioele è un ragazzo che vive in un mondo tutto suo, fatto di emozioni e fantasia. Si entusiasma per il colore giallo, o per il rombo di un motore. Ma questo suo ‘essere speciale’ non trova spazio nella realtà. Gioele viene ricoverato in un istituto che cura il disagio mentale, e lì resta fino a quando sul suo cammino irrompe Maria, una donna anziana, ricca di cuore e saggezza contadina. I due intraprendono un viaggio visionario, zigzagando per le strade della Lombardia a bordo di un curioso Maggiolone giallo. Saranno i ricordi di Maria e le avventure di un tempo che fu a condurre Gioele fuori dal guscio di chi si sente diverso e lontano da tutti. Piano piano, come briciole di pane sparse, le parole di Maria indicheranno la strada di una rinascita. Una storia alla Harold e Maude, un incontro tra generazioni, storie e temperamenti lontanissimi tra loro, che finiranno per regalare a entrambi i protagonisti uno sguardo nuovo sulla vita.

È la trama de A testa in giù (Morellini Editore) della scrittrice milanese Elena Mearini, un romanzo caratterizzato da una scrittura intensa e da una visionarietà trascinante, dove nessuna parola è lasciata al caso, dove il rispetto per la letteratura dell’autrice riesce a regalare semplici ed equilibrati mondi immaginari al lettore.

Henry si era chiesto spesso come sarebbe stata la sua vita se non avesse conosciuto Martha. La risposta che si dava da solo era sempre la stessa: uguale a prima. Non sarebbe diventato famoso, di conseguenza non avrebbe potuto vivere nel benessere e nella libertà, di sicuro non avrebbe guidato un’auto sportiva italiana e nessuno avrebbe conosciuto il suo nome“.

Henry Hayden, novello Mr Ripley, è uno scrittore di fama internazionale. Le donne lo adorano, è elegante e generoso. E molto pericoloso. Perché Henry è un impostore senza scrupoli e un bugiardo incallito. Il destino vuole che metta incinta la sua amante, che è poi l’editor dei suoi romanzi di successo, e si trovi così costretto a raccontare tutto alla moglie. Ma dev’essere proprio così? La sua intera esistenza sarebbe rovinata. Molto più semplice eliminare l’amante. Un errore fatale farà però sì che il suo piano di sopravvivenza subisca una brusca virata, costringendolo a escogitare sempre nuove menzogne per coprire le precedenti.

copDopo aver incantato il pubblico e la critica alla sua uscita in Germania, La verità e altre bugie di Sasha Arango ha conquistato gli editori di 22 paesi, diventando il caso editoriale dell’ultima Fiera di Londra e arrivando in poche settimane fino a Hollywood, dove la Chockstone Pictures si è aggiudicata i diritti cinematografici alla fine di un’asta molto accesa, e ora è stato pubblicato anche in Italia da Marsilio Editori (traduzione di Alessandra Petrelli). Un romanzo che il Die Welt ha definito il miglior Krimi in assoluto da anni e i produttori di The Counselor “un romanzo sconsideratamente intelligente, elegante, pericoloso, e singolarmente stuzzicante”, di un “thriller pieno di colpi di scena che non perde mai il sottotono della commedia” destinato a creare dipendenza nei lettori. Combinando abilmente thriller e commedia noir, La verità e altre bugie è un romanzo cinico e intelligente sul ruolo del caso nella vita, sulle relazioni tra uomo e donna e il rapporto tra fiction e realtà, che avvince inesorabilmente il lettore sviandolo in modo delizioso, e dà vita a un triangolo letterario, amoroso e criminale di cui sarà molto difficile scoprire l’intera verità.

Il Fatto Personale

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