Ci sono voluti ben nove mesi. Ma alla fine il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha avviato le manovre per mantenere l’impegno preso a giugno 2014. Quello di ripristinare almeno la normalità formale in una Consob che negli ultimi anni, oltre che da aspre polemiche, è stata sfiorata anche da inchieste giudiziarie sul suo operato, come nel caso Unipol-FonSai, quando non è stata addirittura colpita al cuore. Come è avvenuto con l’apertura dell’indagine per abuso d’ufficio a carico del suo presidente Giuseppe Vegas, le cui assunzioni sono per altro fresche di bocciatura da parte del Tar del Lazio. Senza contare il sottobosco di nomine a chiamata diretta in barba alle graduatorie e di promozioni alle più alte cariche della Commissione di funzionari che si erano già contraddistinti per i rapporti ambigui e tutt’altro che indipendenti con i vigilati. Come Angelo Apponi, fresco di promozione alla direzione generale nonostante la procura di Milano l’avesse pizzicato a scambiarsi favori con il plenipotenziario di Mediobanca, Stefano Vincenzi.

Il tutto in una cornice in cui il numero uno della vigilanza dei mercati e’ un primus inter pares il cui voto però vale doppio in caso di parità con gli altri commissari, che negli ultimi due anni e mezzo sono stati al massimo tre. Come successo appunto quando si trattò di dare uno degli ultimi via libera alle nozze tra Unipol e FonSai, che vide prevalere il voto di Vegas nonostante la contrarietà di uno dei tre commissari, Michele Pezzinga, e l’astensione del secondo, Paolo Troiano. Colpa del governo di Mario Monti che forse per eccesso di zelo aveva trattato il collegio della Commissione come un normale consiglio di amministrazione di una partecipata statale. Peccato che non si tratti di un cda, ma di un gruppo di arbitri il cui numero era stato fissato in cinque anche per garantire gli standard minimi di correttezza. Senza contare che i costi  sono prevalentemente a carico delle società vigilate e non direttamente del contribuente.

Fatto sta che dall’estate 2012 in poi Consob ha iniziato a perdere un commissario all’anno senza che fosse possibile sostituirli e il peso di Vegas ha continuato a crescere indisturbato. Anzi, quando a fine 2013 il governo Letta si è azzardato a tentare di inserire un emendamento alla legge di Stabilità che ripristinava i 5 commissari, e’ caduto sotto l’attacco incrociato di Maurizio Gasparri e Renato Brunetta. I quali in nome del portafoglio del contribuente sono accorsi al capezzale dell’ex compagno di partito oltre che vice di Giulio Tremonti al ministero dell’Economia. E così non se n’è fatto più nulla. Mentre Vegas ha addirittura strabordato: proprio in quelle settimane, infatti, veniva a decadere il terzultimo commissario e il presidente si è trovato di fatto ad essere un monarca assoluto per ben sei mesi, visto che nonostante la legge non lo impedisse, il terzo uomo non è stato nominato prima di fine giugno. Per i poteri di cui sopra, tuttavia, la situazione non è cambiata molto. Renzi lo sa bene e lo sapeva anche allora, quando aveva appunto messo nero su bianco, con il decreto Competitività, l’impegno a riportare tutto alla normalità, per quanto possibile. Che, ha fatto sapere il premier al Consiglio dei Ministri di giovedi’, si concretizzerà a partire da lunedì 16 marzo, quando verranno avviate la ricerca e la selezione di candidati per i posti attualmente vacanti di Commissari della Consob.

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