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Brescia, “riti a sfondo sessuale per entrare in comunità”: due a processo

Secondo le accuse le vittime - tutte minorenni all'epoca dei fatti - venivano portate in una cantina e violentate. Decisiva la lettera di una di loro. A giudizio i figli di 25 e 30 anni della titolare della casa famiglia
Brescia, “riti a sfondo sessuale per entrare in comunità”: due a processo
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Sottoposte ad una sorta di rito di iniziazione a sfondo sessuale per poter accedere in una comunità a Berzo Demo, in Vallecamonica, in provincia di Brescia. E’ il racconto di alcune ragazze tra gli 11 e i 17 anni che, secondo quanto riportato dal Giorno, hanno dovuto sottoporsi ad abusi da parte dei figli del titolare per entrare nella casa famiglia. I due, giovani tra i 25 e i 30 anni, dovranno rispondere all’accusa di violenza sessuale. A far scattare le indagini della Procura di Brescia è stata la confidenza di una ragazzina fatta alla madre lontana per mezzo di una lettera, nella quale aveva descritto quanto aveva subito. Insieme a lei almeno altre otto ragazze hanno raccontato agli inquirenti di essere state costrette al rito di iniziazione.

Secondo il loro racconto raccolto dagli inquirenti venivano portate in una cantina e costrette ad atti sessuali. Le giovani, nel periodo di permanenza nella casa famiglia, si sono poi confidate tra loro, ma sempre secondo la ricostruzione della Procura non hanno mai avuto il coraggio di denunciare quanto era accaduto. Chi di loro avrebbe provato a raccontare gli episodi non sarebbe mai stata creduta.

I fatti contestati vanno dal 2006 al 2013, periodo in cui la comunità famiglia della Vallecamonica ospitava solamente ragazze. Oggi invece – per la struttura non sono mai scattati provvedimenti – gli ospiti sono maschi e femmine. Si tratta di ragazzi tolti alle famiglie d’origine e inseriti in un progetto di riabilitazione sociale. Almeno quattro le parti civili che si sono costituite nel processo che inizierà domani, quando i ragazzi accusati compariranno davanti alla prima sezione penale del tribunale di Brescia dopo il rinvio a giudizio disposto per loro dal gup del tribunale di Brescia Maria Chiara Minazzato.

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