“L’ospedale di Fiorenzuola rischia il crollo anche senza terremoto”. Era stata questa l’ultima posizione del luglio 2013, irremovibile, dell’allora assessore regionale alla Sanità sulla vicenda legata ai lavori per il discusso rifacimento dell’ospedale della cittadina della Valdarda, in provincia di Piacenza. Lavori che avrebbero dovuto prevedere l’abbattimento della vecchia struttura e la sua completa ricostruzione. Un appalto da 10 milioni di euro sul quale, però, la Procura della Repubblica ha deciso di vederci chiaro, a seguito delle tante proteste, ma soprattutto contro-perizie, redatte dal Comitato che si era opposto a questo appalto.

E così in mattinata il cantiere è stato sequestrato a seguito dell’apertura di un fascicolo, per atti relativi, all’interno del quale sarebbero già iscritti i nomi di alcuni indagati, i professionisti che stilarono le perizie, per falso ideologico. Sono stati gli uomini della Guardia di Finanza, all’alba, ad apporre materialmente i sigilli e stoppare lavori che già faticavano a decollare per una serie di questioni di carattere tecnico, visto che pare mancasse il progetto esecutivo.

Quello stabilito dal pm Roberto Fontana è un sequestro cautelativo finalizzato allo svolgimento di una serie di consulenze tecniche. In buona sostanza la Procura vuole approfondire le segnalazioni fatte dai tecnici incaricati dal Comitato dei cittadini. Le perizie svolte dall’ingegner Alberto Lambri e dall’architetto Elena Rossini, avrebbero infatti evidenziato una serie di aspetti che, a loro dire, metterebbero in discussione la scelta dell’Ausl di procedere alla demolizione dell’edificio, in particolare il blocco B.
La consegna del cantiere era avvenuta poco tempo fa e si era aggiudicato l’appalto da 10 milioni di euro la ditta Solitec di Genova.

“Le Regioni hanno avuto l’obbligo di fare una ricognizione su tutti gli ospedali in base ad una norma nazionale del 2008, mai finanziata e prorogata nella sua scadenza di anno in anno. Nel 2012 pur sapendo che nessuno avrebbe finanziato la ricognizione, abbiamo deciso in Emilia Romagna di fare comunque tutte le ricognizioni nell’interesse dei nostri cittadini” disse l’assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti in una infuocata seduta della conferenza socio sanitaria. E continuò, spiegando il perché sarebbe stato necessario abbattere e ricostruire, anziché solo rimetter e in sicurezza la struttura: “Nelle perizie vengono chiariti i rischi incombenti e quelli a lungo termine. La relazione non è legata al rischio terremoto, ma all’attuale sicurezza statica. Circa 1.500 pagine di relazione tecnica sostengono che la struttura presenta il rischio di collassi prematuri pregiudicando qualunque possibilità di resistere a sollecitazioni sismiche. Nell’immobile sono presenti murature che non erano state progettate come portanti ma che oggi svolgono quel ruolo. Il calcestruzzo è di bassa qualità. Ciò significa che al di là del sisma l’ospedale potrebbe non reggere comunque. I tecnici dicono questo, il resto lo decide qualcun’altro. La sicurezza di quella struttura è su queste spalle”. Non mancarono le polemiche, le prese di posizione di numerosi sindaci, i cui concittadini si affidavano alle cure dell’ospedale di Fiorenzuola e le manifestazioni, anche dei dipendenti, preoccupati per il loro futuro.

A capeggiare la protesta, incanalandola sul livello istituzionale, era stato l’ex presidente della Provincia, Massimo Trespidi: “Ci sono alcuni aspetti non chiari”, aveva spiegato. “La prima che nella lettura della relazione tecnica conclusiva sulla struttura dell’ospedale da nessuna parte si dice di dover procedere all’abbattimento dell’immobile e che servirebbe un intervento molto minore, del costo di 700mila euro e di un intervento di un anno. Ora ci dovete spiegare perché è necessario un cantiere così grande, che blocca per quasi tre anni la struttura?” si chiese sempre nella conferenza socio sanitaria alla presenza di Lusenti. E ancora: “Buona parte delle persone che hanno bisogno di cure si sposteranno sull’ospedale di Fidenza (Parma) e questo creerebbe dei grossi problemi. Se come risulta non è necessario abbattere e svuotare la struttura allora il problema è già risolto. Basta intervenire come detto nella relazione: un anno di cantiere, 700mila euro di lavori. Se avete 10 milioni di euro da spendere sulla sanità allora li spendete su altre realtà”.

Non venne ascoltato, così come il Comitato e i tanti cittadini che dall’inizio del cantiere sono rimasti senza posti letto, con tutti i disagi che si possono immaginare, e i medici che furono costretti al trasferimento negli ospedali di Piacenza e Castelsangiovanni. Anche perché a dare man forte alla tesi dell’abbattimento e della ricostruzione fu anche l’ex direttore dell’Ausl, Andrea Bianchi: “A conclusione delle verifiche effettuate si è constatato che l’ospedale di Fiorenzuola necessita di interventi per adeguamenti strutturali; tali interventi riguardano il corpo di fabbrica che risale agli anni ’50 (ed oggetto di un sopralzo nei primi anni ’80), in cui oggi sono collocati il comparto operatorio e i reparti chirurgici, oltre al Pronto Soccorso e alla Radiologia. Il progetto aziendale di ristrutturazione e messa in sicurezza è stato presentato al Collegio di Direzione che ha condiviso la proposta e la necessità di intervenire tempestivamente”.

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