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Firme false Piemonte, quattro nuovi indagati: sono funzionari Pd

L'inchiesta era partita dopo una denuncia della Lega. Nel luglio scorso era stato presentato un ricorso al Tar e un esposto alla procura di Torino per denunciare le anomalie emerse dai loro controlli sulle sottoscrizioni raccolte a sostegno delle liste provinciali del Pd e delle liste a sostegno del candidato di centrosinistra
Firme false Piemonte, quattro nuovi indagati: sono funzionari Pd
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Ci sono quattro nuovi avvisi di garanzia nell’inchiesta della Procura di Torino sulle irregolarità nella raccolta di una serie di firme per la lista che appoggiava la candidatura di Sergio Chiamparino alle ultime elezioni regionali. I destinatari sono quattro funzionari del Pd. Finora gli indagati erano sette

L’inchiesta era partita dopo una denuncia della Lega. Nel luglio scorso era stato presentato un ricorso al Tar e un esposto alla procura di Torino per denunciare le anomalie emerse dai loro controlli sulle sottoscrizioni raccolte a sostegno delle liste provinciali del Pd e delle liste a sostegno del candidato di centrosinistra. Il nuovo sviluppo è legato alla necessità di disporre una consulenza tecnica su alcune sottoscrizioni. I quattro indagati sono funzionari della sede regionale del partito in via Masserano, a Torino.

Tra gli indagati già noti ci sono i consiglieri in carica, Nadia Conticelli (Pd, presidente della circoscrizione VI di Torino) e Marco Grimaldi (Sel). Gli altri iscritti nel registro degli indagati, tutti esponenti del Pd, sono gli ex consiglieri provinciali Umberto Perna, Pasquale Valente e Davide Fazzone, il presidente ed il vicepresidente della circoscrizione V di Torino, Rocco Florio e Giuseppe Agostino. Le liste su cui si indaga sono il listone regionale “Chiamparino presidente” e due provinciali, a Torino e Cuneo, ‘Monviso-Chiamparino per il Piemonte”.

Il Tar discuterà il ricorso domani il 19 febbraio. Secondo i ricorrenti nelle operazioni di raccolta firme a sostegno di Chiamparino sarebbero state commesse “irregolarità gravissime”, “stranezze” e “falsi grossolani” nelle circoscrizioni. Quattro candidati avrebbero, secondo gli esponenti leghisti, “autenticato centinaia di firme” in “evidente conflitto di interessi”. Proprio con l’accusa di firme false è caduta, poco meno di un anno fa con la decisione della Cassazione, la giunta precedente, guidata dal leghista Roberto Cota. Decisivo, nella sentenza dei giudici amministrativi, le irregolarità relative alla lista Pensionati per Cota.

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