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Italicum, la legge elettorale in Senato il 7 gennaio. Proteste dei parlamentari Ncd

D’accordo per l’incardinamento il Pd e Forza Italia, contrario il Nuovo centrodestra. Così mentre Renzi dice di “aver sventato l’assalto alla diligenza”, a indebolirsi sono i numeri della maggioranza
Italicum, la legge elettorale in Senato il 7 gennaio. Proteste dei parlamentari Ncd
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La legge elettorale sarà discussa in Senato a partire dal 7 gennaio. Il voto è arrivato all’alba di una lunga notte di discussioni per approvare di corsa la legge di stabilità. D’accordo per l’incardinamento dell’Italicum il Pd e Forza Italia, contrario il Nuovo centrodestra. Prima c’è stato lo scontro in capigruppo, quando una ventina di parlamentari del gruppo di Angelino Alfano hanno annunciato che non avrebbero partecipato al voto. Poi il discorso della presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro che ha chiesto il voto in un’Aula semivuota.

Così mentre Renzi dice di “aver sventato l’assalto alla diligenza”, a indebolirsi sono i numeri della maggioranza. “Incomprensibile”, hanno commentato i senatori Ncd Carlo Giovanardi e Luigi Compagna, “l’aver costretto per un inutile e propagandistico incardinamento della legge elettorale, voluto da Renzi, la senatrice Finocchiaro, presidente della commissione Renzi, a parlare alle 7 del mattino davanti a un’Aula per evidenti ragioni vuota, quando nessuno contestava incardinamento e inizio del dibattito”. Nel frattempo, Ncd ha perso un senatore: Antonio Caridi ha lasciato il gruppo per passare a Renzi. Fra i senatori contrari all’incardinamento già nella nottata di venerdì 19 dicembre ci sarebbero stati Lancella, Viceconte, Esposito, Pagano, Torrisi, Aiello, Bilardi, Gentile, Colucci, Giovanardi e Bonaiuti.

“L’unico assalto alla diligenza”, hanno continuato Giovanardi e Compagna, “a cui abbiamo assistito è stato quello degli 80 emendamenti presentati all’ultimo momento dal Governo e la modifica, senza precedenti da parte dello stesso, di norme come quella sui patronati, per fare un favore alla Cgil, che erano già state approvate in Commissione Bilancio”.

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