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Rai, cinquanta anni fa come oggi? La professionalità conta qualcosa?

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Cinquanta anni fa, nel 1964 assieme a Roberto Brivio, Gianni Magni e Nanni Svampa, a Milano misi in piedi il quartetto de I Gufi, primo esempio di cabaret italiano. Ci esibimmo dapprima in cabaret (Il Lanternin, il Derby Club) poi passammo in teatro prodotti dal grande impresario teatrale Remigio Paone, creatore della grande rivista con Vanda Osiris, Walter Chiari, Delia Scala…

Il successo arrivò ovunque ma spesso offuscato da incomprensione radiotelevisiva in quanto nessuno dei funzionari dei programmi si prendeva la responsabilità di mandarci in onda per il evitare essere redarguiti dai dirigenti in alto. Come se non bastasse la censura Rai (allora le Tv libere non esistevano ancora) a Chianciano fummo denunciati per vilipendio alla religione per aver cantato  in pubblico la canzone popolare dell’’800 “Sant’Antonio allu desertu” assolti poi con formula piena perché il fatto con costituiva reato.

Nella stagione 1969/70 il gruppo si sciolse per ricostituirsi 10 anni dopo solo per un anno con lo show “Meglio Gufi che mai” in onda per 40 settimane ad Antenna Tre Lombardia riscuotendo uno strepitoso successo in tutto il Nord Italia.

I Gufi hanno fatto storia, tutti i cabarettisti italiani hanno preso qualcosa da noi e mi pareva doveroso che fossimo ricordati dopo 50 anni. Mi sono rivolto a un amico ex dirigente Rai esperto di monografie televisive di personaggi del passato e ho scritto anche a un dirigente Rai da cui non ho ricevuto alcuna risposta. Probabilmente non mi hanno dato retta perché non sono stato preceduto da alcuna raccomandazione politica che pare sia l’unico mezzo per poter operare alla Rai. Questa è una regola tanto è vero che quando arrivai a Roma 20 anni fa, un funzionario Rai me lo disse molto chiaramente: “Certo che se tu potessi farmi chiamare da un politico, la cosa sarebbe fattibile…!”. Questo perché a sua volta il funzionario avrebbe potuto chiedere un “cambio merci” al politico.

Che tristezza, che squallore, se non sei raccomandato puoi essere Einstein ma non ti darà retta nessuno in questa italietta dei favoritismi politici. La professionalità non conta nulla se non sei raccomandato poi, se sai fare o non sai fare qualcosa, non gliene frega un cazzo a nessuno!

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