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Migranti a Melilla: un golf club (pagato da noi) davanti alla frontiera d’Europa

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Immigrati entrano a Melilla

La foto dei migranti arrampicati sulla rete che divide l’enclave spagnola di Melilla dal Marocco, rappresenta meglio di qualunque commento la metafora dell’’assedio alla fortezza’ Europa; da un lato i suoi totem consumistici, ben rappresentati dal golf – il “trastullo per eccellenza” dei ricchi – dall’altro i disperati, incarnati da quei 70 uomini neri appollaiati come piccioni, che nella speranza di superare anche l’ultimo livello di quel gioco al massacro che per molti di loro è iniziato nell’Africa equatoriale settimane o mesi prima, hanno atteso rassegnati che i soccorritori li consegnassero ai manganelli della polizia marocchina.

E pensate un pò: quel confine assurdo lo abbiamo pagato anche noi europei. Per l’esattezza, ci è costato nel 2009 oltre un milione di euro di finanziamenti comunitari tramite il Fondo europeo di sviluppo regionale. Un’organizzazione ambientalista spagnola, Ecologistas en Accion cercò all’epoca di alzare la voce presentando una petizione alla Commissione Europea. Che in sostanza ha risposto: Melilla è zona di frontiera e per ragioni di sicurezza nell’area in questione non si può costruire. Quindi perché no un golf club? E poi ha concluso: le autorità spagnole decidono in autonomia cosa fare. E noi paghiamo, direbbe qualcuno ( e avrebbe pienamente ragione a dirlo): tutti paghiamo il golf club della vergogna, noi europei e i contribuenti spagnoli.

Un’inchiesta del quotidiano telematico iberico eldiario.es, pubblicata all’indomani della diffusione dello scatto, ha raccontato con dovizia di particolari ciò che la foto non mostra: l’area è di proprietà dell’Autorità di Melilla ma gestita da Enrique Bohórquez, editore del Melilla Hoy, uno dei principali quotidiani della città autonoma, amico della politica e già beneficiario di generose sovvenzioni pubbliche. E dal 2009 anche di importanti finanziamenti per mantenere il golf club che, secondo una denuncia del Psoe locale, ammonterebbero a ben 400mila euro l’anno. E meno male, come ha ricordato a eldiario, l’associazione Ecologistas en Accion che i fondi Ue avrebbero lo scopo di riequilibrare gli squilibri economici delle terre di frontiera: tra schiaffi (simbolici) alla povertà, pestaggi (reali) a danno di disperati e il silenzio dell’Ue, che apre il portafogli senza fiatare, c’è da dubitare che il concetto di disuguaglianza da riequilibrare sia interpretato nello stesso modo ad ogni latitudine del continente. Prendete Melilla, per esempio, dove uguaglianza e solidarietà si manifestano offrendo lezioni di golf a 6,5 euro l’ora.

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