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Mediobanca: anche a Parigi tengono famiglia

Mediobanca: anche a Parigi tengono famiglia
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E a loro chi glielo tocca l’articolo 18? Quando uno nasce signore il posto non è solo a tempo indeterminato ma anche ereditario. E così i privilegiati di seconda fascia – che hanno un posto di lavoro presuntamente rubato a chi non ce l’ha – apprendono con invidia che la privilegiata di prima fascia Marie Bolloré, 26 anni, in forza di una laurea in Gestione e di un marketing in Business process management, ma soprattutto dell’essere figlia dell’omonimo Vincent, entrerà nel consiglio d’amministrazione di Mediobanca, 100mila euro l’anno per qualche riunione nel tempio milanese del potere finanziario. Anche i francesi dunque vengono a inzuppare il croissant nel nostro familismo. In fondo Bolloré padre è il secondo azionista di Mediobanca con il 7,5 per cento del capitale. Azionista in senso lato, visto che gestisce soldi non suoi, mentre Marie è piezz’e core al cento per cento.

La tradizione di usare le grandi società quotate italiane come camera dei giochi per i figli dei potenti non è nuova e i manager, quelli veri, sono abituati da decenni a sentirsi dire dall’ereditiero di turno frasi del tipo “questa sua mossa non piacerà a papà”. Tutti ricordiamo i fasti di Ivan Gardini, figlio di Raul, proiettato al vertice del gruppo Ferruzzi a 21 anni, senza che la precoce esperienza abbia propiziato alcunché. Le scorciatoie dei piezz’e core prodigio non hanno mai portato fortuna, e a Mediobanca lo sanno bene. Hanno visto sfilare Jonella Ligresti, figlia dell’azionista (con soldi altrui) Salvatore, prima che la sua caratura manageriale venisse bocciata dai magistrati che l’hanno arrestata.

Ma non è solo l’amore paterno a farla da padrone, i nostri capitani di sventura hanno insegnato ai loro amici francesi anche un’idea proprietaria delle aziende di tutti. Proprio in questi giorni lascia il cda di Mediobanca Carlo Pesenti, figlio di Giampiero e nipote di Carlo il vecchio, che per 15 anni ha avuto la poltrona in cambio di un investimento quasi simbolico ma più uguale degli altri. Così come Silvio Berlusconi, coronato il sogno del salotto buono, ha offerto un giro nel blasonato consesso prima a Marina e poi a Pier Silvio.

Un modo meravigliosamente arcaico di ringiovanire il capitalismo.

Twitter @giorgiomeletti
Il Fatto Quotidiano, 1 ottobre 2014

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