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Mennea Day: per non dimenticare Città del Messico

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Lui non correva. Volava. A 35 anni dal record del mondo nei 200 metri, quell’indimenticabile 19″72 del 12 settembre ’79 a Città del Messico, più di trenta città, tra cui Barletta (città natale), Roma, Milano, Torino e Bologna hanno aderito alla seconda edizione del Mennea Day, che si terrà il 12 settembre. La giornata in memoria del campione olimpico, spentosi a Roma il 21 marzo 2013, all’età di 60 anni, a causa di un male incurabile.

Nella Capitale hanno annunciato la propria presenza allo stadio dei Marmi (intitolato un anno fa proprio all’atleta barlettano) tra gli altri, Daniele Meucci fresco di medaglia, Diego Marani ed Eseosa Desalu. La partecipazione è aperta a tutti, ognuno potrà correre i 200 metri, in ciascuna sede, con il proprio passo e donare due euro alla Fondazione Pietro Mennea Onlus, inseguendo quel record resistito per ben 17 anni. Il primato venne battuto da Michael Johnson ai Trials di Atlanta del 1996.

“Ho cercato di trasmettere le mie esperienze nei numerosi libri che ho scritto soprattutto per stimolare i giovani a credere nello sport vero. Ricordando che il doping è il primo nemico delle regole agonistiche, anche se, costituendo un business gigantesco, purtroppo è una piaga difficile da estirpare” disse un giorno l’atleta barlettano.

Questa iniziativa non può che far bene allo sport, ai bambini e ai ragazzi delle scuole (la città della Disfida ha anche attivato un indirizzo sportivo nel locale liceo Cafiero intitolato proprio a Mennea) e alle giovani promesse dell’atletica italiana. Con la speranza che il ricordo di un campione come Pietro Mennea resti indelebile non solo sui libri e sui giornali, ma nella testa di tutti quelli che credono ancora nello sport pulito. Quelli che credono che il sacrificio sia il punto di partenza verso il traguardo. Per correre sempre più forte, per sudare sempre di più.

E chissà, magari un giorno sfidare in velocità una Porsche o un’Alfa Romeo, a piedi, sui 50 metri, sul lungomare di Barletta, intitolato alla Freccia del Sud. Proprio come fece lui all’età di 15 anni, su uno stradone della città della Disfida. Battendole entrambe. Fu qui che cominciò prima a correre. Poi a volare. Fin lassù.

   

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