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Keynes, Renzi, e la dittatura del breve periodo

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La storia di questi anni convulsi era già scritta nella famosa battuta dell’economista John Maynard Keynes: a lungo termine saremo tutti morti. I critici liberisti sostenevano che le ricette economiche di Keynes andavano bene solo nel breve periodo, e lui pensò bene di rispondergli sfottendo la loro tendenza a pensare che, a lungo termine, il mercato rimedi a tutto. Sicuramente, Keynes voleva anche dire che governi ed economisti dovrebbero preoccuparsi della vita concreta delle persone, oggi e non domani. Eppure, qualsiasi cosa volesse dire, la sua frase annuncia, autorizzandola, la dittatura del breve periodo in cui galleggiamo oggi: la nostra incapacità di formulare progetti con uno straccio di visione del futuro.

Potremmo consolarci attribuendo questa incapacità all’abbassamento del livello della classe politica: dopotutto è vero che le migliori menti della mia generazione si sono dedicate a far soldi, salvo diventare padroni peggiori di quelli contro cui si erano ribellati. Ma guardate Obama, forse l’uomo migliore che avrebbe mai potuto diventare Presidente degli Stati Uniti: ha potuto esimersi, pure lui, dallo spiare i propri concittadini e dal tornare a fare il gendarme del mondo? E, se è lecito il paragone, guardate pure il nostro Matteo Renzi: partito con la baldanza della giovane marmotta eppure già ridotto, dopo neppure sette mesi, a un malinconico passo-dopo-passo.

No, ragazzi, l’incapacità di visione non dipende solo dalla statura dei nostri leader; c’entra anche un aumento della complessità e dell’imprevedibilità del mondo che scoraggia dal progettare. Anche per questo, fra parentesi, fa prudere le mani il riformismo, fra il candido e il furbetto, dello stesso Renzi. Possibile che, almeno nel giro della sua parrocchia, nessuno gli abbia detto che le riforme non servono solo per sbandierarle in Europa? Possibile che abbia scoperto solo adesso (cfr. www.lindro.it dell’11 luglio scorso) che a bloccare l’iter delle leggi è la loro pessima qualità più la mancanza di decreti e regolamenti attuativi, e non il mitico Senato? A meno che lo scopo di tutto questo non fosse il mero intrattenimento: ma, ragazzi, allora era meglio Fabrizio Frizzi.

 

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