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Educazione: prima di tutto l’esempio

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Così, mentre sto sdraiata sulla spiaggia dell’isola in questa luce già mitemente autunnale, sento le voci dei bambini che giocano e degli adulti che parlano liberamente: l’asilo che riapre, la scuola, i libri. Gli stessi pensieri che stavo facendo dentro di me. Non sono sola, quindi.

Finché qualcuno non si avventura in discorsi più impegnativi. Ascolto a occhi chiusi: l’educazione, il futuro, l’importanza dei primi anni nella formazione della personalità, la fiducia nel mondo… Altro che discorsi da spiaggia. Ogni tanto silenzio, tra lo sciaquìo. Poi riprendono le voci. Bisogna dare delle regole, tutte concordano; una dice “io sono severa”. Segue una pausa: di approvazione, di biasimo? Anch’io lo sono, penso, o vorrei esserlo, con misura. Non dura, solo “rigorosamente onesta”, come diceva il mio vocabolario.

Una chiede, pacata, nell’atmosfera un po’ diafana di questa strana estate: “Che vuol dire essere severi?’’. Silenzio, le onde. Più indietro, una madre: “Significa non lasciarli soli, non abbandonarli ai loro soli impulsi, segnare spazi e limiti”. Ora le voci si moltiplicano, non riesco a distinguere bene. Ma finalmente intervengono gli uomini, i padri, timbri giovani. Stranamente, nessuno cerca di prevalere. Si confrontano, per una volta, in pace. Miracolo della vacanza, del mare sull’isola. Poi uno accenna, con calma, quasi sottotono, ma netto: “Essere severi significa dare l’esempio, solo così ha senso, come genitori, negli atti, nelle relazioni umane, volendoci bene, dandoci reciprocamente anche noi spazi e limiti. Con pazienza. Anche come cittadini, comportandoci lealmente. Loro se ne accorgono, bevono le nostre parole, assimilano i nostri atti. Vi basano la loro sicurezza.”

Segue adesso un silenzio più lungo. Già, l’esempio. Qualcuno si alza e comincia a raccogliere le sue cose. Ci stiamo pensando tutti, ho la sensazione, mentre lasciamo la spiaggia rosata. Accidenti, l’esempio. Ci aspetta, in città. Il confronto con i nostri figli che crescono, con la vita e le prove di ogni giorno. Ma soprattutto con noi stessi.

Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 1 settembre 2014

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