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Sicilia: il caso dei dipendenti del 118 e le risposte della politica

Sicilia: il caso dei dipendenti del 118 e le risposte della politica
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Aula della Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” gremita di studenti laici, prossimi preti, diaconi e seminaristi.

Domanda secca della buonanima del Prof. Salvatore Privitera: “Se in un pronto soccorso arrivano due persone incidentate, che hanno bisogno di essere operate per salvar loro la vita, una di 90 anni e una di 18 anni, e vi è solo una sala operatoria disponibile, chi operiamo prima?”. Tutti all’unisono rispondono: “Quella di 18 anni”. Risposta errata: forse una persona a 90 anni ha perso il suo valore o il suo diritto a vivere? Il nostro compito è cercare di dotare il pronto soccorso di più sale operatorie…

Un ente a partecipazione regionale, la Seus che gestisce il 118, che ha assunto circa 3400 persone e, dopo anni, ha scoperto che circa 340 devono essere licenziate perché hanno commesso dei reati e sono quindi incompatibili con un impiego presso una pubblica amministrazione.

Conosco molte di queste persone, che hanno commesso alcuni reati, hanno scontato la loro pena e quindi sono stati “riabilitati”: che ne facciamo di loro? Cosa devono fare per vivere e mantenere le loro famiglie? Il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, e l’Assessore Borsellino, hanno detto: “Lex, Dura lex…Questa legge serve a tutelare le persone che non hanno commesso reati…Questi 340 lavoratori, per ottenere quel posto hanno fatto false autocertificazioni sui loro precedenti penali e quindi vanno licenziati…”.

Dobbiamo tutelare chi non ha mai commesso reati o chi li ha commessi e ha scontato la sua pena nelle patrie galere?

Credo che, come quegli studenti della Facoltà Teologica di Sicilia, il governo abbia dato la risposta errata; credo che la politica debba essere in grado di dare risposta agli uni e agli altri.

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