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Iraq-Ucraina: la politica estera europea si fa a Ferragosto

Iraq-Ucraina: la politica estera europea si fa a Ferragosto
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Ci vogliono un groviglio di crisi inestricabile e una riunione a Ferragosto dei ministri degli Esteri dei 28 per mettere insieme un simulacro di politica estera europea. A consulto a Bruxelles, i Paesi dell’Ue concordano sulla necessità di armare i curdi contro gli jihadisti in Iraq – gli Usa già lo fanno.

E i 28 avallano pure un tentativo di conciliazione tra Ucraina e Russia, domani a Berlino, dove, però, a fare da mallevadori, ci saranno Germania e Francia, non l’impalpabile signora della politica estera europea Lady Ashton e neppure Federica Mogherini, nonostante l’Italia abbia la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue.

Ma torniamo all’Iraq. Dove l’unità i 28 l’hanno trovata al minimo comune denominatore, anche se qualcuno ha cercato di gabellare le conclusioni della riunione di Ferragosto – sollecitata da Italia e Francia – come una decisione “forte”, addirittura “il messaggio politico desiderato”.

L’Unione accoglie con favore la disponibilità di alcuni singoli suoi Paesi a rispondere alla richiesta delle autorità regionali curde di fornire con urgenza materiale militare. Però, gli aiuti dovranno essere decisi sulla base delle legislazioni nazionali e di concerto con le autorità di Baghdad. Il tutto assortito con qualche banalità politica ormai acquisita da giorni, ad esempio l’opportunità di “fare tutta la pressione possibile perché si arrivi ad un accordo di unità nazionale quando si formerà il nuovo governo” in Iraq, cui lavora il premier designato al-Abadi.

Tutto ciò vuol dire, in sostanza, che ciascuno farà quel che vuole. Gran Bretagna e Francia, cui piace giocare alle Grandi Potenze, anche perché hanno un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e che vogliono stare dietro al decisionismo – si fa per dire, ai tempi d’Obama – americano, le armi ai curdi le hanno già date. La Germania non ci pensa neppure a farlo, anche se manda materiale militare “non letale”.

E l’Italia? Ci sta pensando, ma – assicura la Mogherini – “il governo non prenderà decisioni prima d’avere ascoltato il Parlamento”. Almeno, è pronta la missione umanitaria italiana a sostegno delle popolazioni del Nord dell’Iraq in fuga davanti al Califfato. La Mogherini, e la collega della Difesa, Roberta Pinotti, hanno dato il via libera a un ponte aereo, con sei voli, per distribuire, via l’Unicef, 36 tonnellate di acqua, 14 tonnellate di biscotti proteici, 200 tende da campo e 400 sacchi a pelo.

Resta un dubbio. Per arrivare a queste conclusioni, erano proprio necessarie la drammatizzazione, e la teatralità, d’una riunione d’urgenza a Ferragosto, perché tutti si rendessero conto di quanto lavorano sodo i ministri degli Esteri dei 28? Vedersi il 13, o il 14, avrebbe portato gli stessi risultati, ma sarebbe stato meno mediaticamente efficace.

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