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Riforme, perché ho firmato l’appello del Fatto

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Ogni giorno che passa rafforza gli argomenti degli firmatari dell’appello del Fatto Quotidiano, ma ce n’è uno a cui tengo in modo particolare, ed è l’informazione. E’ la grande assente del circo politico di cui narrano ogni sera i telegiornali italiani. E anche la stragrande maggioranza dei giornali del giorno dopo.

Mi rendo conto che parlare di democrazia in un paese allo stremo puo’ sembrare un lusso, ma prendere a randellate i regolamenti parlamentari pur di fare passare una riforma costituzionale ed elettorale frettolosa e pasticciata, dalle conseguenze ignote ai più, dovrebbe indurre a qualche riflessione.

Invece no. I parlamentari che si oppongono sono diventati gli “anti-riforma”, e tutti applaudono il piglio decisionista del nuovo leader. E’ la negazione della buona informazione, ed è un nostro male antico. La crisi ha soltanto peggiorato le cose.

Il sistema dei media in Italia è evidentemente in difficoltà, e fa molta fatica ad esercitare il suo ruolo fondamentale in democrazia: quello di controllare il potere. In buona parte non ci ha mai pensato – vedi alla voce conflitto d’interesse. Ma anche un grande quotidiano come Repubblica, nato intorno a vere e proprie battaglie a sostegno della separazione dei poteri, nasconde le firme dei suoi migliori editorialisti, come Rodotà, Zagrebelsky e Cordero, e corre in soccorso al vincitore.

Per non parlare della Rai, il vero tempio delle riforme mai fatte  – e quella sì che sarebbe servita. Un servizio pubblico come lo intendeva Enzo Biagi avrebbe lavorato per aprire gli occhi ai cittadini e sostenuto il dibattito che non c”è mai stato. Tranne che sulle pagine del Fatto, insieme al Manifesto e pochi altri. Ma guardo le firme che avete raccolto, e vedo che siamo in buona compagnia.

Contro i ladri di democrazia’ – L’appello del Fatto Quotidiano

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