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Genova, centro trapianti a rischio dopo decreto su pensionamenti

I primi di settembre la struttura del San Martino potrebbe chiudere. Il primario del centro di Ematologia, Andrea Bacigalupo, visto il provvedimento del governo sui dipendenti pubblici, deve lasciare il posto di lavoro. "Capisco la necessità politica di segnare la discontinuità - dice - ma possono esserci serie conseguenze sui servizi al malato"
Genova, centro trapianti a rischio dopo decreto su pensionamenti
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Raccolte di firme (già quattromila) consegnate alla Regione e all’Università da parte di pazienti preoccupati: il centro di trapianti di midollo osseo allogeno (ossia da donatore) dell’ospedale genovese San Martino rischia di chiudere i battenti ai primi di settembre. “Sono commosso e naturalmente spero di poter continuare a lavorare”, commenta il professor Andrea Bacigalupo, il primario del centro di Ematologia che ha fondato e dirige la struttura contro le leucemie del sangue. Una delle più attive e prestigiose in Italia, dove si contano un centinaio di centri, molti dei quali operano su numeri infinitamente più piccoli rispetto al polo genovese – in attività dal 1976 ­ che realizza un centinaio di interventi l’anno, su un totale nazionale di circa 1.300 trapianti di midollo osseo.

Il decreto legge del governo che stabilisce nuove regole per i pensionamenti dei dipendenti pubblici costringerà il professor Bacigalupo a lasciare il posto di lavoro il 5 settembre, al compimento del quarantesimo anno di attività. A 65 anni di età, il professor Bacigalupo vorrebbe proseguire l’attività e teme che il centro trapianti venga accorpato alle due divisioni del San Martino che si occupano di ematologia, ma soltanto a livello clinico. Niente trapianti, solo cura delle malattie del sangue. In quel caso le eccellenze professionali accumulate in decenni di interventi andrebbero disperse. Purtroppo di fronte alla legge non si discute, ci si adegua.

E allora? E’ stata prospettata a Regione e Università una soluzione che permetterebbe a Bacigalupo di continuare a dirigere il centro trapianti, evitando la chiusura di un reparto di assoluta eccellenza nazionale e internazionale. Nominarlo professore straordinario di ematologia, una cattedra che non inciderebbe sugli organici dell’Università e per qualche anno non comporterebbe aggravi di spesa sul bilancio dell’Ateneo. “Se andassi via, l’accorpamento del mio reparto alle due divisioni di ematologia del San Martino sarebbe una prospettiva realistica”, commenta il professore parlando al ilfattoquotidiano.it. “In questo caso verrebbe a mancare la gestione tecnica, amministrativa e organizzativa del centro trapianti che è una macchina complessa, dotata di un reparto di degenza con venti posti letto, day hospital e ambulatori. Accanto a me operano otto medici che negli anni hanno costituito un gruppo di lavoro straordinario, di elevatissima qualità professionale. Il successo dei nostri trapianti è molto alto e l’incidenza di complicazioni eccezionalmente bassa”.

Bacigalupo omette di sottolineare che grazie all’afflusso di pazienti da fuori Regione (il 70% del totale) tre milioni di euro affluiscono ogni anno nelle casse dell’ospedale genovese. “Mi risulta che sia la Regione che l’Università siano favorevoli ad affidarmi la cattedra straordinaria di ematologia – dice Bacigalupo – Lo è il rettore uscente, De Ferrari, che il 1° novembre lascerà l’incarico al suo successore, il professor Comanducci“. In chiave nazionale, il decreto legge del governo, che andrà applicato inderogabilmente entro il 31 ottobre, costringerà a pensionare nel corso dei successivi 18 mesi circa seimila medici in tutta Italia. “Lo stravolgimento della programmazione sanitaria potrebbe avere serie conseguenze sui servizi al malato – ­conclude Bacigalupo -.­ Capisco la necessità politica di segnare la discontinuità, ma lo strappo comporterà parecchie problematiche sul campo”.

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